Sabato 19 aprile 2014 • Post di Mariano Tomatis
Il libro di Alain De Botton e John Armstrong Arte come terapia esplora i modi in cui l’arte può offrirci un sostegno per affrontare il quotidiano. Commentando — da un punto di vista laico — il noto crocifisso di Diego Velazquez (1632) i due scrivono:
Il cristianesimo è pienamente consapevole del fatto che le nostre vite possano essere gravate dalla sofferenza: ritiene, infatti, che la perdita, il rimprovero di sé, il fallimento, il rimpianto, la malattia e la tristezza trovino sempre un modo per entrare nella nostra vita. Quando abbiamo un problema, abbiamo bisogno di aiuto per risolverlo, naturalmente. Ma il cristianesimo segnala un’altra esigenza altrettanto importante: quella di riconoscere, alle nostre sofferenze, una qualche forma di onore e di dignità.
Questa immagine della Crocifissione dà dignità alla sofferenza. Essa mostra un buon modo — anzi, un modo perfetto — di essere umiliati, feriti e infine uccisi. Un modo teneramente in sintonia con il dolore, privo di un atteggiamento isterico o vendicativo. Ci invita a contemplare la centralità della sofferenza nel raggiungimento di tutti gli obiettivi importanti. Piuttosto che concentrarsi sul momento del raggiungimento di un obiettivo — quando si sente la gioia del successo — rivolge la nostra attenzione sui momenti di difficoltà e di sacrificio, dicendo che sono i più importanti, i più meritevoli di ammirazione. Così facendo, ci rafforza un minimo — e offre una qualche consolazione — di fronte ai più importanti compiti della nostra vita.
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