È l’accumulo di fede a creare la propria veridicità
Lunedì 6 maggio 2013 • Post di Mariano Tomatis
Orson Welles (1915-1985) avrebbe compiuto oggi 98 anni. In un’intervista di Kenneth Tynan, pubblicata nel 1967 su Playboy, Welles parla delle contraddizioni e di come — a volte — sia necessario conviverci senza trovare a tutti i costi una conciliazione.
Credi in Dio?
Posso non essere un credente, ma sono certamente religioso. In qualche strano modo, io accetto addirittura la divinità di Cristo. È l’accumulo di fede a creare la propria veridicità. Lo fa in senso junghiano, perché la fede può rendere vero qualcosa in un modo che è quasi reale come la vita stessa.
Se mi chiedete se il giudeo che fu crocifisso era Dio, la risposta è no. Ma l’idea giudaico-cristiana che trovo irresistibile è che l’uomo — non importa quali antenati abbia avuto o quanto il suo patrimonio genetico sia distante da quello di qualsiasi scimmia assassina — è davvero unico. Se siamo capaci di amore reciproco gratuito, questo ci rende assolutamente soli, come specie, su questo pianeta. Non c’è un altro animale che, in questo, ci assomiglia lontanamente. La nozione della divinità di Cristo è solo un altro modo per dirlo. Ecco perché il mito è vero. Nel più alto senso tragico, non fa che proporre in forma drammatica l’idea che l’uomo è divino.
Ma come si concilia questo con—
Per 30 anni le persone mi hanno chiesto come X si concilia con Y! La risposta sincera è che non si conciliano affatto. Tutto in me è contraddittorio, e lo stesso vale per tutte le persone che conosco. Siamo fatti di opposizioni, viviamo tra due poli opposti. C’è un filisteo e un esteta in tutti noi, e un assassino e un santo. Non si conciliano gli opposti. Al massimo puoi rilevarli.
Kenneth Tynan, “Playboy Interview: Orson Welles” in Playboy (marzo 1967).
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