Sabato 19 aprile 2014 • Post di Mariano Tomatis
Il libro di Alain De Botton e John Armstrong Arte come terapia esplora i modi in cui l’arte può offrirci un sostegno per affrontare il quotidiano. Commentando — da un punto di vista laico — il noto crocifisso di Diego Velazquez (1632) i due scrivono:
Il cristianesimo è pienamente consapevole del fatto che le nostre vite possano essere gravate dalla sofferenza: ritiene, infatti, che la perdita, il rimprovero di sé, il fallimento, il rimpianto, la malattia e la tristezza trovino sempre un modo per entrare nella nostra vita. Quando abbiamo un problema, abbiamo bisogno di aiuto per risolverlo, naturalmente. Ma il cristianesimo segnala un’altra esigenza altrettanto importante: quella di riconoscere, alle nostre sofferenze, una qualche forma di onore e di dignità.
Questa immagine della Crocifissione dà dignità alla sofferenza. Essa mostra un buon modo — anzi, un modo perfetto — di essere umiliati, feriti e infine uccisi. Un modo teneramente in sintonia con il dolore, privo di un atteggiamento isterico o vendicativo. Ci invita a contemplare la centralità della sofferenza nel raggiungimento di tutti gli obiettivi importanti. Piuttosto che concentrarsi sul momento del raggiungimento di un obiettivo — quando si sente la gioia del successo — rivolge la nostra attenzione sui momenti di difficoltà e di sacrificio, dicendo che sono i più importanti, i più meritevoli di ammirazione. Così facendo, ci rafforza un minimo — e offre una qualche consolazione — di fronte ai più importanti compiti della nostra vita.
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Venerdì 18 aprile 2014 • Post di Mariano Tomatis
Nella costante ricerca di un sollievo dalle difficoltà quotidiane, si può fare appello a qualsiasi cosa - addirittura al trash. Scoprendo che perfino le idee più becere possono alleggerire l’animo. È il caso della cover del telefono di Alessandra Mussolini.
Keep calm un cazzo.
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Domenica 13 aprile 2014 • Post di Mariano Tomatis
Fu uno dei più grandi alpinisti del Novecento. Aveva una concezione estetica della scalata, la cui plasticità poteva aspirare a ideali di armonia e proporzione. Nell’epoca della retorica fascista, Emilio Comici (1901-1940) era una guida alpina insolita, con un approccio antieroico alla montagna:
Va in montagna che pare un poeta o un ballerino. Il fascismo mica vuole ballerini: vuole guerrieri. In montagna s’ha da essere marziali, la montagna è sacrificio, è ferrea disciplina. Comici ha un corpo da statua di Fidia, ma di marziale ha ben poco. In certe foto scattate in vetta sembra uscito da un quadro di Manet.(1)
E poi Emilio è gravemente ciclotimico — forse addirittura bipolare. Partendo da questo tratto, apparentemente marginale, Wu Ming 1 e Roberto Santachiara ne ricostruiscono vita e tormenti in Point Lenana (Einaudi 2013), un romanzo-saggio che mostra quanto siano fertili i punti di vista obliqui sulle esperienze umane.
Ricostruendo la scalata del Sorapiss del 26-27 agosto 1929, gli autori descrivono la teoria di Comici della «goccia cadente»:
L’impresa deve compiersi salendo per la via più diritta, verticale, esteticamente appagante. Quella che seguirebbe una goccia d’acqua scendendo dalla cima. Ma la vita non è così, salite e discese sono molto meno lisce. Emilio vivrà la celebrità in modo tormentato, oscillando tra un ridanciano vitalismo e repentine malinconie, compiendo scelte di vita radicali, spesso influenzate da bruschi sbalzi d’umore.(2)
Insieme al gruppo musicale Funambolique Wu Ming 1 sta portando in giro per l’Italia lo spettacolo “Emilio Comici Blues”, un concerto in cui l’altalena emotiva del celebre alpinista viene raccontata musicalmente, intrecciata a frammenti di Point Lenana che vengono letti, recitati e cantati: un reading musicale la cui potenza narrativa mi ha messo i brividi, quando ho avuto occasione di vederlo live lo scorso 5 aprile 2014 durante il Valsusa Film Fest.
Emilio Comici morirà per un banale incidente di montagna a soli 39 anni, ispirando alla poetessa Antonia Pozzi versi struggenti da cui emergono — volto luminoso dell’ambivalenza — follia e stupore:
Si spalancano laghi di stupore
a sera nei tuoi occhi
fra lumi e suoni:
s’aprono lenti fiori di follia
sull’acqua dell’anima, a specchio
della gran cima coronata di nuvole…
Il tuo sangue che sogna le pietre
è nella stanza
un favoloso silenzio.
Antonia Pozzi (Misurina, 7 agosto 1938)
_________________
(1) Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, Point Lenana, Einaudi, Torino 2013, p. 269.
(2) Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, op. cit., p. 229.
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Giovedì 10 aprile 2014 • Post di Mariano Tomatis
I ciclotimici — la cui tendenza a fare gli sgnaccamaroni è pericolosamente alta — possono trovare grande sollievo nell’autoironia. Nella sua serie a fumetti Rat-Man Leo Ortolani offre stimoli in abbondanza per smettere di prendere troppo sul serio le proprie miserie.
Leo Ortolani, «Il Grande Magazzi e la donna filosofale», Rat-Man, n. 89, (marzo 2012), tavola 17.
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