Ricordando la sorella uccisa da un uomo, Elena Cecchettin ha detto:

Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto.

In risposta a quel grido, e in qualità di necromante, invoco dagli inferi Inés de las Sierras e la sua mano di fuoco.

Nel racconto di Charles Nodier (1780-1844) il fantasma della giovane donna infesta da secoli il lugubre castello di Mataró, sulla costa barcellonese: lo spirito appare ogni vigilia di Natale a mezzanotte, insieme allo spettro dell’uomo che l’ha uccisa in combutta con due servitori; tra le sale del maniero il quartetto rivive, identica ogni anno, la tragica scena del delitto.

All’inizio del Cinquecento la giovane era stata rapita dallo zio Ghismondo. Incurante dei risvolti incestuosi, il crudele proprietario del castello l’aveva forzata a diventare sua concubina. Inés aveva incontrato la morte in occasione di una vigilia di Natale, dopo aver sorpreso lo zio e due paggi impegnati in un’orgia tra i fumi dell’alcool. Invano aveva tentato di fermarli:

Ghismondo, eccitato dai suoi barbari compagni, le rispose con un colpo di pugnale che le trapassò il seno. (1) 

La morte della donna non impedì ai tre di continuare il festino davanti al cadavere insanguinato, fino ad addormentarsi esausti.

Al risveglio gli assassini si trovarono davanti allo spettro della giovane.

Pallida, insanguinata, trascinante la lunga veste dei morti [l’anima di Inés stese verso Ghismondo] una mano fiammeggiante che venne a imporre pesantemente sul suo cuore. (2) 

L’uomo tentò invano di divincolarsi:

L’implacabile mano rimaneva inchiodata al suo posto, e il cuore di Ghismondo bruciava, e così bruciò fino al sorgere del sole, quando il fantasma disparve. I suoi complici ebbero la medesima visita e subirono il medesimo supplizio. (3) 

La visita si ripeté tutti i giorni per un anno intero, fino al primo anniversario del delitto, quando lo spettro si ripresentò ai tre riuniti, bevve e danzò con loro, poi ne toccò il petto con la mano infuocata finché “il loro cuore calcinato era definitivamente caduto in cenere e non rimandò più sangue nelle vene”; i tre morirono (letteralmente) per mano del fantasma e continueranno a morire la vigilia di Natale di ogni anno, durante la rievocazione che, da oltre tre secoli, infesta il castello di Ghismondo. Il racconto di Nodier si svolge il 24 dicembre 1812 e segue le imprese di tre soldati che, incautamente, trascorrono la notte nel maniero incriminato.

Cosa impedisce a Inés di godersi il sonno eterno? Avery Gordon lo spiega bene in Cose di fantasmi (4) : infestare un luogo tiene accesi i riflettori sulla violenza che vi si è consumata, impedendo che la vicenda passi sotto silenzio o venga dimenticata. La memoria del tragico omicidio sopravvive, secolo dopo secolo, nei racconti di chi continua a rievocarlo. Inés brucia tutto ogni anno perché nessuno dei dettagli vada perduto: contro la volontà dei tre assalitori, il delitto esce dal cono d’ombra e pretende ascolto. Sfuggendo dalla cappa di silenzio sotto cui la si voleva seppellire, la violenza riprende il centro della scena e guarda negli occhi chi preferirebbe distogliere lo sguardo.


Note

1. Charles Nodier, Inés de las Sierras, Adelphi 1993, trad. Tommaso Landolfi, p. 29.

2. Nodier 1993, p. 30.

3. Nodier 1993, p. 31.

4. Avery Gordon, Cose di fantasmi. Haunting e immaginazione sociologica, DeriveApprodi, Roma 2022, trad. Stefania Consigliere e Federico Rahola.

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