Federica Castelli e Serena Olcuire mi hanno coinvolto nella giornata di studi “Selvagge, Selvatiche, Indomabili. Spazi e soggetti dell’inaddomesticato”, organizzata nell’ambito del Modulo Territori Marginali del Master Environmental Humanities e del PRIN “Sylva”.

Il mio intervento si può rivedere qui:

Alla giornata, che si è tenuta venerdì 8 ottobre 2021 dalle 15.30 alle 19.00 presso l’aula C1 dell’Università Roma Tre (Via Ostiense 236, Roma), sono intervenuto con Federica Giardini (“La Natura, e la Donna, non esiste”), Federica Castelli (“Bestie sanguinarie. L’azione politica delle donne nell’immaginario patriarcale”), Serena Olcuire (“La selva e il degrado. Geografie di sessualità dissidenti nelle rovine romane”), Serena Fiorletta (“Tra selvatico e selvaggio: l’harem coloniale”) e Rachele Borghi (“Genere e orientalismo: una lettura femminista e decoloniale della pubblicità”).

Il mio intervento (“L’altra Lourdes. Esperienze di resistenza alla deriva reazionaria del santuario mariano a partire da Joséphine Albario, la veggente indecorosa e indomabile”) anticipa i temi che tratterò più estesamente in un saggio di prossima pubblicazione, dedicato alla cittadina pirenaica e alla veggente numero due, la donna messa in ombra da Bernadette Soubirous (1844-1879).

L’altra Lourdes. Esperienze di resistenza alla deriva reazionaria del santuario mariano a partire da Joséphine Albario, la veggente indecorosa e indomabile. Scarica la locandina ad alta risoluzione.

L’elaborazione di una controstoria di Lourdes – un presidio reazionario dove l’aggettivo “mariano” è carico di risvolti sinistri – muove dall’idea per cui “ci sono risorse nascoste in ogni insurrezione fallita, ogni zona di libero gioco stabilita provvisoriamente, ogni campagna di sabotaggio che si è conclusa in una cella o in una sparatoria. […] Creare una narrazione di rivolta contro i limiti della civilizzazione, ci dà una discendenza da cui trarre motivazione per riscaldarci quando ci sentiamo spezzat* sotto il peso di questo mondo miserabile” (1) .

Questa è la presentazione ufficiale dell’evento:

La giornata è un’occasione di scambio tra diverse posture disciplinari e contesti teorici, volta o indagare il legame che la tradizione di pensiero occidentale, nelle sue più diverse declinazioni, ha disposto tra “Femminile” e “Natura”. Con approccio decostruttivo e genealogico, e a partire da una prospettiva situata e femminista, verranno indagate le varie figurazioni nate dall’intreccio di queste categorie – a loro volta costruite socialmente – che, funzionali all’immaginario eteropatriarcale, si dispongono lungo linee contigue eppure opposte, fino all’individuazione di alcune caratteristiche del genere femminile, sociali e culturali, come naturali e legate all’“essenza” dei soggetti femminili (e per estensione, ai soggetti femminilizzati).
Accanto al femminile mansueto, addomesticato, votato alla cura e alla riproduzione, legato ai cicli naturali, tra instabilità e ricorsività, troviamo anche la retorica sull’intrinseca natura “selvatica” e perturbante del femminile, che va sempre contenuta e che definisce l’inadeguatezza delle donne allo spazio pubblico e all’azione politica. Sulla stessa linea si muove la costruzione culturale dell’altra coloniale come selvaggia sulla linea dell’animalità, esoticità, addomesticabilità e quella del femminile, come altre subalternità, relegato alla “natura”, eppure incluso nello spazio della civilizzazione: un femminile selvatico, sempre pronto a riemergere, che va contenuto, addomesticato, delimitato, ammesso nella società solo in tempi, modi, spazi definiti.

La giornata si terrà in modalità mista: per partecipare da remoto, è possibile registrarsi scrivendo a studidelterritorio@gmail.com.


Note

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