Il 15 novembre 1783 si esibisce per la prima volta in Francia il più stimato illusionista dell’epoca: Giuseppe Pinetti (1750-1799). I giornali ne celebrano i prodigi, presentati a Fontainebleau alla corte di re Luigi XVI. Per evocare un’aura di scientificità intorno alle sue magie, l’italiano si proclama “professore di matematica e fisica” e colloca le proprie esibizioni in una cornice rigorosamente scientifica.
Il manifesto che ne annuncia gli spettacoli è un intelligente equilibro di scienza e magia: sulla scia dei classici divulgatori scientifici come Nollet e Charles, Pinetti dichiara di unire “l’utile al dilettevole” e che nelle sue dimostrazioni l’intento didattico va a braccetto con quello ricreativo. Riconoscendo che “la conoscenza degli effetti resi possibili dall’elettricità e dal magnetismo e la scoperta di fluidi diffusi per l’atmosfera ci hanno resi molto esigenti e meno sensibili verso le esibizioni di chi, in passato […], ha cercato di evocare il piacere dello stupore e l’incanto della meraviglia”, nondimeno egli “ha trovato il modo di offrire nuovi stimoli” agli appassionati di tali esperienze (1) . Il gioco consiste nell’insinuare, in un contesto all’apparenza scientifico, elementi perturbanti che trascendono ogni forza fisica nota e che sembrano provenire da una dimensione occulta. Pinetti dosa gli ingredienti in modi spiazzanti, rassicurando il pubblico sulla scientificità delle sue dimostrazioni ma dando al contempo l’impressione di impiegare agenti al di fuori della sfera sensibile.
L’inganno, però, non passa del tutto inosservato a chi si occupa professionalmente di scienza. Sulla copertina del suo libro, Pinetti si fregia – tra l’altro – di essere Membro dell’Accademia di Bordeaux.
Giuseppe Pinetti
Amusemens physiques et différentes expériences divertissantes
Hardouin, Paris 1784.
È una bugia: l’illusionista si è esibito presso l’Università e ne ha ottenuto una lettera di congratulazioni; tanto gli basta per “stiracchiare” la realtà e presentarsi come socio della prestigiosa istituzione. Ma quando il libro finisce tra le mani dei luminari di Bordeaux, la bugia viene segnalata ai giornali.
29 luglio 1784 Il Sig. Pinetti, di cui si è parlato lo scorso inverno, ha pubblicato un libretto intitolato Amusemens Physiques (“Divertimenti fisici”) dove, tra gli altri titoli, si attribuisce anche quello di Membro dell’Accademia di Bordeaux; ha inoltre provveduto a spedire un esemplare del libretto alla stessa Accademia.
Oggi il Sig. [François] de la Montaigne, Segretario perpetuo della suddetta Accademia, in una lettera datata 11 luglio e indirizzata ai giornalisti di Parigi, si lamenta dell’usurpazione di tale titolo da parte del Sig. Pinetti, cui non è mai stato ufficialmente conferito. Pinetti è stato loro presentato come Fisico e Chimico; la sua esibizione è stata vista e ascoltata con piacere; a lui è stato consegnato un certificato in cui l’Accademia esprime soddisfazione per l’esibizione, ma l’endorsement si limita a questo. Insomma, una singolare diffida a cui Pinetti dovrà in qualche modo rispondere (2) .
Louis Petit de Bachaumont, Mémoires secrets, Vol. XVI, John Adamson, Londra 1786, pp. 144-5.
La lettera di François de la Montaigne viene pubblicata integralmente sul Journal de Paris (3) :
La copia del libro ancora conservata a Bordeaux presenta una vistosa cancellazione del titolo usato da Pinetti:
Fotografia di Pierre Taillefer tratta da Gibecière, Winter 2018, p. 26.
Il mago lascia Parigi per Londra senza replicare alla diffida. Pentito? Neanche per sogno.
Sull’edizione inglese del suo libro, si autoproclama aggregate of the Royal Academy of Sciences and Belles Lettres of Bordeaux:
Giuseppe Pinetti
Physical Amusements and Diverting Experiments
London 1784.
Il mago tornerà sull’argomento solo molti mesi più tardi, di ritorno a Parigi da Londra, scrivendo (4) :
1° maggio 1785 Signori, sono stato appena informato della lettera del Sig. de Lamontaigne, Segretario perpetuo della vostra Accademia, indirizzata agli autori del Journal de Paris e pubblicata il 29 luglio 1784. Mi ha sorpreso trovarvi una diffida formale dall’uso del titolo di “membro” che credevo poter usare accanto [agli altri] [...] sul frontespizio del libretto che mi sono onorato di farvi recapitare. Ignaro della procedura formale e facendo riferimento solo a quanto mi avevate detto a voce durante il mio soggiorno a Bordeaux, mi sono sentito giustificato ad assumere un titolo per me motivo di grande orgoglio, e non avevo contezza del fatto che farne uso mi avrebbe attirato le vostre ire. Non riesco a nascondervi quanto mi preoccupi la vostra diffida, dal momento che per difendere il mio onore sarei disposto a sacrificare tutte le mie fortune, obiettivo principale di tutto quello che faccio. [...] Pensavo che il fatto di essere straniero mi avrebbe protetto dal vostro richiamo e che sareste stati così cortesi da contattarmi direttamente con una lettera, invece di rendere pubblico il vostro disappunto e darmi questo grande dispiacere. (5)
Il titolo di “membro dell’Accademia di Bordeaux” sparirà dall’edizione 1785 in poi:
Amusemens Physiques, ed. 1785.
1. Affiches, annonces, et avis divers, n. 54, 23.12.1783, p. 215.
2. Louis Petit de Bachaumont, Mémoires secrets, Vol. XVI, John Adamson, Londra 1786, pp. 144-5.
3. Journal de Paris, 29.7.1784.
4. Per avermi segnalato questa lettera, ringrazio Alex Rusconi.
5. La lettera è riprodotta e trascritta integralmente in Gibecière, Winter 2018, pp. 30-7.
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