Il 23 febbraio 2018 condurrò “Bosco!” – quarto dei Laboratori Mesmer – presentando il libro Bartolomeo Bosco. Vita e meraviglie del mago che conquistò l’Europa (Florence Art Edizioni 2017) con l’autore Alex Rusconi e l’editore Francesco M. Mugnai.
Un grande valore del libro sta nel suggerire piste d’indagine mai affrontate in precedenza: come ogni buona biografia, il lavoro di Rusconi consegna al lettore gli strumenti per proseguire nel lavoro di ricerca, aprendosi a integrazioni e approfondimenti. In vista del Laboratorio, mi sono avventurato lungo svariate strade. Ecco le prime due.
Cercando di individuare la casa torinese dove abitava la famiglia di Bartolomeo Bosco, mi sono imbattuto in una ricchissima biblioteca digitale: museoTorino raccoglie oltre 500 libri sulla città, tutti liberamente accessibili. Tra i molti tesori custoditi c’è anche un catalogo di tutte le famiglie torinesi all’inizio dell’Ottocento: la Breve descrizione della Comune di Torino nell’anno IX repubblicano con i nomi de’ possessori delle case i numeri dell’isole e di quelli che indicano le abitazioni (Torino 1801). È Alex a segnalarmelo, e a p. 16 trovo in effetti un riferimento alla famiglia Bosco:
Durante una visita all’Archivio Storico di Torino scopro che l’isola Sant’Ottavio è la n. 29 su questa mappa:
Pianta delle Isole, Contrade e Piazze che compongono la Città di Torino (1794).
L’ubicazione è verosimile: il luogo è molto vicino alla fortezza pentagonale della Cittadella, e sul viale che costeggiava la fortificazione sorgeva il caffé Internazionale, gestito dai genitori di Bartolomeo.
I due impiegati che mi assistono all’Archivio dimostrano grande competenza, e sanno indicarmi i nomi delle quattro vie che oggi circondano l’isola Sant’Ottavio; si tratta del caseggiato delimitato a nord da via Barbaroux, a est da via Stampatori, a sud da via Santa Maria e a ovest da via San Dalmazzo:
Raccontando le imprese inglesi di Bosco, Alex Rusconi scrive che
dopo uno spettacolo a Manchester, l’artista in preda ad un attacco di depressione, tenta il suicidio ma viene salvato in extremis dalla moglie. (1) .
La vicenda non si riferisce al mago torinese ma a un omonimo Signor Bosco che ne sfruttava la notorietà.
Particolare dalla locandina di uno degli innumerevoli “Signor Bosco” che si esibirono in Inghilterra durante l’Ottocento.
La brutta storia apre uno spiraglio su uno degli aspetti meno indagati nella letteratura magica: la depressione e il male di vivere di artisti costretti (condannati?) a restare sempre sulla cresta dell’onda. Mi piace pensare che il Signor Bosco, strappato alla morte dalla consorte, abbia poi rielaborato il trauma, portando i temi della propria esperienza nei successivi spettacoli e lottando contro lo stigma verso le malattie psichiche.
Ne abbiamo un indizio nel 29° Rapporto Medico Annuale (1855-1856) del manicomio di Perth, il cui illuminato Direttore – cento anni prima di Franco Basaglia – portava i matti a vedere “gli spettacoli del Signor Bosco” (2) e lavorava per instaurare negli ospedali psichiatrici la “legge della gentilezza” (3)
Insomma, il Signor Bosco può diventare un punto di riferimento per una categoria sempre rimasta (ingiustamente) nell’ombra: quella degli illusionisti depressi e saturnini.
Vuoi proseguire le ricerche su Bosco lungo direzioni inedite? Partecipa alla serata “Bosco!”, durante la quale sarà disponibile il numero 10 di Lezioni di mentalismo, una guida operativa alla lettura della biografia scritta da Alex Rusconi, nata con l’intento di prolungare il piacere della ricerca ben oltre l’ultima pagina del libro.
Sneak peek di Lezioni di mentalismo, n. 10.
1. Alex Rusconi, Bartolomeo Bosco. Vita e meraviglie del mago che conquistò l’Europa, Florence Art Edizioni, Firenze 2017, p. 173.
2. Murray Royal Institution for the Insane, Perth. 29th Annual Medical Report, 1855-1856, p. 14.
3. Murray..., p. 9.
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