Ricordando i bei tempi andati, Alain De Botton fa notare che

non era difficile concentrarsi sulla lettura delle novelle di Cechov al lume di candela quando l’unico diversivo disponibile era una chiacchierata con il vicino che viveva a venti minuti di strada. Ma Cechov e qualunque altro scrittore perdono in partenza quando siamo in grado di dividere in due il nostro monitor Dell, per piazzare sul lato sinistro un collage fotografico di cheerleader nude, mentre sul destro, con l’aiuto di MSN Messenger, intratteniamo una conversazione in tempo reale con una ballerina di lap dance di venticinque anni (che in realtà è un grassoccio camionista di cinquantatré anni). (1) 

Come può un libro competere con lo scintillante universo in continuo mutamento offerto dalla Rete? Il silenzio necessario per immergersi in una narrazione è stato letteralmente spazzato via, in particolare da quando

il capitalismo ha messo il business al centro della nostra cultura, rendendo la soddisfazione sempre più immediata dei bisogni e dei desideri il nostro obiettivo primario. (2) 

Con l’intento di celebrare ogni azione di resistenza, lo scorso sabato ho catturato l’immagine di un bambino. Sedeva in ombra, ai margini di una festa, accanto a un amplificatore ad altissimo volume. E non era uno smartphone quello che teneva tra le mani. Nulla sembrava distrarlo dal libro che leggeva avidamente: il primo romanzo della serie di Harry Potter.

Torino, 17 dicembre 2016.

La testa del piccolo sembrava risucchiata dalle parole di J.K. Rowling come la testa di Max dalle labbra di Nicki nel film Videodrome.

Fotogramma da Videodrome (1983), scritto e diretto da David Cronenberg.

E ho pensato di non aver mai avuto prova più convincente dell’esistenza di una “magia dei libri”(3) 


Note

1. Alain De Botton, Come pensare (di più) il sesso, Guanda, Parma 2012, p. 108.

2. Andrew Sullivan, “Per tornare umani” in Internazionale, n. 1183, 8.12.2016, p. 112.

3. Un ringraziamento speciale a Silvia Polato e agli amici di Officina38.

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