Qui in Italia, pochi maghi tengono a bada l’Ego; forse perché da noi non c’è stata la Rivoluzione.
Nella Parigi di fine Settecento sono due gli illusionisti che lavorano con l’aldilà. Entrano in contatto con i defunti e ne fanno apparire gli spettri. Con un trucco, chiaramente: ritratto il morto su un vetro, ne proiettano l’immagine sul fumo sfruttando una lanterna magica.
Lanterna magica per la proiezione di fantasmi sul fumo. Particolare dalla planche 36 in Edmé-Gilles Guyot, Nouvelles récréations physiques et mathématiques, libraire en rue St. André-des-Arcs, Parigi, vol. 2, 1799.
Operano nella stessa città, a pochi anni di distanza. Ma a dividerli è la Ghigliottina.
I fantasmi di Cagliostro fanno tremare Versailles nella primavera del 1785. Punzecchiandolo sulla vanagloria, la Gazzetta Universale lo definisce un “ciarlatano” per la mania di definirsi “il primo della Rosa Croce, ed il Capo degli Illuminati, ecc.” (1) Cerimonioso e altero, si dichiara “iniziato” ai Misteri supremi e prescelto dagli astri per presiedere l’unica Massoneria riconosciuta; sogna di spodestare Luigi XVI per sostituirsi a lui. Ma la grandeur si infrange sulle sbarre di una cella: la sua avventura parigina si conclude nella prigione della Bastiglia.
Uno spettacolo di Étienne-Gaspard Robertson in un’incisione tratta da Étienne-Gaspard Robertson, Mémoires Récréatifs, Scientifiques et Anecdotiques du Physicien-Aéronaute E.G. Robertson, Vol. 1, Chez l’Auteur, Parigi 1831.
Il 21 gennaio 1793 la ghigliottina cade sulla testa del Re, decapitando non solo un individuo ma il concetto stesso di regalità, di diritto di sangue e di potere trascendente.
A sostituire l’avventuriero italiano c’è un illusionista belga. Nel 1798 il “cittadino” Etienne-Gaspard Robertson ne condivide l’immaginario lugubre, ma non la propensione alla truffa. Sul Manuel du voyageur à Paris, la guida turistica dell’epoca, la pubblicità delle sue evocazioni fornisce anche gli anticorpi per evitare l’inganno; Robertson promette l’apparizione di “spettri, fantasmi e ritornanti”, ma lascia trapelare il trucco utilizzato, ammettendo che
Claude-François-Xavier Mercier de Compiègne, Manuel du Voyageur a Paris. Contenant la description des spectacles, manufactures, établissemens publics, Favre, Parigi 1798, p. 102.
non è vero che sia in grado di far apparire a volontà l’immagine di un congiunto, se prima non gli viene consegnato un ritratto del defunto. (2)
Ritratto su un vetro da lanterna magica.
Di Cagliostro non condivide neppure l’ego ipertrofico. Nella sua autobiografia Robertson si fa vanto del proprio lavoro, senza tirare in ballo origini nobiliari o l’influsso degli astri; anticipando le riflessioni di Leopardi sulla totale noncuranza della Natura verso l’Uomo, confessa con umiltà:
Nessun prodigio segnò la mia nascita. Il cielo non credette di dovermi riservare alcuna particolare attenzione. (3)
1. Gazzetta Universale, N. 78, 27.9.1785, p. 618.
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