A quasi due anni dalla sua uscita – e l’esaurimento di tutte le scorte della prima edizione – L’arte di stupire torna con una nuova copertina di Chiara Cant e la prefazione di Derren Brown.
A non fermarsi mai è stato il diluvio di esperienze magiche messe a punto dai suoi lettori: impossibile rendere conto di tutte le idee concepite in margine al libro, i cui effetti continuano a ripercuotersi a largo raggio. Ecco solo due delle più originali segnalazioni che abbiamo ricevuto.
Ispirandosi alle riflessioni sul gigantismo come ingrediente delle magic experience, Federico Riccombeni ci racconta:
Usando un gioco per bambini della Quercetti ho costretto la famiglia a infilare quattromilaottocento chiodini colorati su tavolette forate. Le avevo preparate con una sequenza di colori grazie ai quali – una volta riempite – comparisse una fotografia: quella della nostra nonna, scomparsa un anno fa. Dopo due ore di lavoro (e persone distrutte che urlavano «Pietà!») il risultato è stato al contempo appagante e commovente per tutti. Esperienza magica riuscita, direi!
Al magic experience design in ambito pedagogico Stefano Bocci ha dedicato un articolo per l’Azione Cattolica di Alba; la scelta di ispirarsi a una delle coppie più “coatte” del cinema nostrano è una mossa da vero trickster – se si pensa all’ambito in cui lo scritto è stato proposto. L’articolo è riprodotto qui di seguito su autorizzazione dell’autore.
Scena finale del film Viaggi di nozze di Carlo Verdone: la celebre coppia Ivano&Jessica guarda svogliatamente la televisione. I canali passano veloci sotto gli occhi dei due neosposi, sprofondati su uno stanco divano. Jessica vede una stella cadente e, con uno sprazzo di lucida malinconia, sentenzia: «È stato già detto tutto, non c’è più un segreto... che te voi desiderà?». Il meraviglioso libro di Mariano Tomatis e Ferdinando Buscema L’Arte di Stupire, pone una questione fondamentale, di natura squisitamente pedagogica: ha senso vivere una vita senza dubbi, senza sorprese, senza segreti?
Da educatori ci si trova spesso a dover cercare stratagemmi e strategie in grado di risvegliare quel pizzico di stupore e spinta verso un cambiamento, si spera, positivo. Pare un’impresa titanica parlare di sorpresa e curiosità a una generazione, la mia, abituata a cercare sul web la risposta al minimo dubbio. È la domanda, il segreto che obbliga la testolina ad ingegnarsi a trovare risposte creative e ricche di significato. Il tempo che passa dal quesito alla soluzione dell’enigma è il tempo più educativo che esista. È il tempo in cui la voglia di conoscenza infuoca i neuroni e li spinge oltre i propri, umani, limiti. Ma, in fondo, su internet, è “stato già detto tutto”. Se la bellezza non sta nella meta, ma nella corsa, come riappropriarsi del tempo della ricerca? Per trovare una soluzione che non sia solo un nostalgico quanto vuoto rimpianto dei tempi passati esiste un’artistica strada: costruire esperienze magiche, meravigliose. Trasformare l’educazione in un gioco di prestigio in cui si spezzano le barriere della razionalità più grigia. Come il prestigiatore, l’educatore sa creare un mondo di finzione, in cui i ruoli si capovolgono e in cui i paradigmi vengono infranti. Può un anello sparire per poi riapparire legato al laccio di una scarpa? Può un orinatoio trasformarsi in una fontana? Vi ho dato la meta, a voi il piacere e la bellezza di ricercare la risposta.
Jessica ha una trovata idiota, ma geniale, da vera maga dell’amore: i due sposi fanno finta di non conoscersi, vogliono rivivere l’innamoramento. Creano un mondo irreale, stupido, di pura illusione. È l’unico mondo in cui si possa dare un senso alla vita, l’unico in cui ci si possa innamorare.
Stefano Bocci
Tutti i post sono distribuiti con Licenza Creative Commons BY-NC-SA 4.0