Camper parcheggiato a pochi metri dall’acqua. Mezzanotte circa. Luna splendida che riflette giochi di luce sulle piccole onde. Un libro nuovo da leggere, scritto per di più da chi mi onora della sua amicizia. Gambe allungate sul sedile del passeggero, silenzio interrotto appena dal passaggio di qualche rara auto che con le sue lame di luce da vita alle rocce. Inizio a leggere il libro.
Prefazione di Wolf Waldbauer che dice testuale:
Il libro che avrei voluto scrivere io.
Postprefazione di Mariano Tomatis che lo presenta come se fosse una sua creatura. E tutto di colpo mi trovo immerso nel mondo di Francesco Busani, nella sua “magia a tu per tu”, con le innumerevoli chicche che ci regala. Mentre leggo mi sembra di sentire Francesco col suo inconfondibile accento che senza ombra di saccenza alcuna racconta di se, del suo mondo, dei suoi spettacoli. Trascende dai tecnicismi per trasmettere la sua passione e per far comprendere che si può arrivare da qualche parte anche col cuore più che con la mira del guadagno. Ha scelto una strada difficile Francesco, quella dove ti devi mettere in gioco con il riscontro degli effetti proposti immediato e senza rete, quello dove se non hai colto nel segno la delusione del tuo pubblico gliela leggi in faccia. E racconta.... suggerisce, dona idee.... colpisce a volte anche duramente quando si domanda come si faccia a ricreare l’atmosfera di un momento magico non avendone l’esperienza (cosa che mi son sempre chiesto conoscendo il mondo dei prestigiatori che non sa quasi nulla di paranormale).
E il tempo trascorre...
A tratti mi fermo a riflettere, abbasso il libro e osservo lo spostamento della luna. Alle tre e un quarto ho finito il libro, la prima parte almeno. Ho apposta tralasciato la parte tecnica che leggerò dopo aver riletto questa. Chiudo il camper, esco a prendere una boccata d’aria. Brividi di fresco mi convincono ad avvolgermi nelle coperte e mi addormento senz’altro più ricco...
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