Ho letteralmente divorato il nuovo libro di Francesco Busani Magia a tu per tu. Busani col mentalismo fa sul serio ma non si prende troppo sul serio: la sensazione di esser ancora una volta vittima di una mind reading (stavolta a distanza) l’ho avvertita subito leggendo le mille citazioni dell’autore, anche le più improbabili, le quali inaspettatamente coincidevano con il mio “pantheon” e con la mia cultura pop (da Von Trier a Capossela, dalle Big Babol ad Hanussen fino ad arrivare all’improbabile Von Markovik).

Tutto inizia, come da prassi, col racconto della sua formazione, dell’enorme rispetto che prova verso la sua arte e verso quel mondo (anche cialtrone a volte) che ha voluto esplorare e studiare per bene prima di riprodurre: lo spiritismo. Quell’antico fascino di Busani verso il controverso mondo dei medium che lo ha portato a mettersi dall’altra parte della barricata e diventare il più importante Mentalista italiano “one-to-one” e, di conseguenza, un pozzo di creatività e di esperienza nel suo campo.

Leggere il suo libro è stato importante e, soprattutto, è stata una lettura molto diversa rispetto alla maggior parte dei volumi “a tema” che albergano nella mia libreria. Si evince immediatamente il concetto di generosità, dote che trapela indisturbata tra le pagine di un volume che senza false promesse racconta dettagli scenografici, economici e addirittura promozionali di un particolare tipo di arte ancora non così nota e diffusa. Una spiegazione minuziosa che invita alla replica, alla rielaborazione, alla creatività senza alcuna remora o avarizia. Un artista quindi che invita altri artisti ad abbracciare il suo tipo di “spettacolo” ed a moltiplicarsi.

Raro, molto raro.

Il secondo concetto importantissimo sul quale Busani fa leva è quello di teatralità, e qui l’autore diventa serissimo. Mai come in questo volume l’“effetto” tanto cercato dall’illusionista viene smitizzato. Si parla anche in questo libro, ovviamente, di attrezzature, oggetti, gimmick e (perché no, quando è il caso) di paternità altrui ma con fare molto didascalico e semplice. Il tutto viene fatto non per sminuire la creazione o la meccanica dell’illusione ma, al contrario, per sottolineare che un oggetto rimane un oggetto e come tale andrebbe trattato. Un oggetto è un complemento, non è lo spettacolo. Dimenticatevi quindi pagine e pagine di libri “magici” che raccontano come piegare un biglietto in quattro parti o dettagli circa le angolazioni da preferire per nascondere una matita.

In questo libro soprattutto si parla di teatro, di arte dell’attore ed è lì che si va nel dettaglio: nell’importanza della narrazione per l’attore (si, chiamiamolo così) e per il pubblico. Come in uno spettacolo teatrale, l’attenzione più importante, secondo Busani, va sempre data alla stesura del testo, alla creazione dell’atmosfera poi all’interpretazione e, alla fine, agli oggetti di scena. Il teatro, si sa, per esistere avrebbe bisogno solo di due componenti: attore e pubblico. Lo spazio potrebbe essere un qualsiasi spazio, le luci potrebbero essere luci qualsiasi e l’attrezzeria potrebbe essere la più improvvisata. Il pubblico, ricordiamolo, potrebbe essere anche una persona sola e Busani tutto questo lo sa molto bene.

Questo imperdibile volume ce lo ricorda l’ennesima volta, quasi intercettando quella noncuranza verso lo script, la fonetica e l’allenamento nell’arte oratoria che, sempre di più, si legge tra gli illusionisti (e tra i mentalisti). Pur non sottovalutando l’importanza di una buona dose di improvvisazione, in Magia a tu per tu ci si accorge di quanto il mentalista, solo all’interno di una “gabbia” rigida quanto un copione di Shakespeare, può muoversi liberamente ed è pronto a dipingere con il tono di voce, il ritmo e le pause la sua tavolozza ovvero la sua “lettura“ del cliente.

Si capisce l’importanza per Busani dello studio del testo, delle ore passate ad inventarlo, a raffinarlo e tagliarlo, delle prove di memoria e dello spartito fisico essenziale per legare testo ad attrezzeria. Ore spese per far diventare tutto il più naturale, come in un monologo teatrale e dentro questa naturalezza “organizzata” Busani nuota indisturbato e il pubblico gode.

Un acquisto e una lettura meravigliosa quella di Magia a tu per tu, che riporta in auge i concetti di semplicità e teatralità grazie alla generosità tipica di chi sa di essere esperto quanto basta da risultare inimitabile. Un plauso a Francesco Busani per aver colmato questa lacuna anche editoriale, ai suoi collaboratori e alla supervisione di Mariano Tomatis che, ancora una volta, è garanzia di passione, cura e qualità nel campo dell’illusionismo.

Davide Calabrese è attore, cantante e studioso di illusionismo. È uno dei cinque Oblivion per i quali cura anche i testi e le piccole grandi ”magie“ sceniche. Ha lavorato cone attore-traduttore nel tour italiano di ”The Illusionists – Witness the impossible“ ed è il regista di ”Brachetti che sorpresa!“ (tour 2015 e 2016). Visita il suo sito personale.

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