La mia intervista di oggi nasce all’incrocio di tre storie.
1) La prima si svolge a Las Vegas nei primi anni Novanta. I due illusionisti Penn & Teller hanno appena scoperto sul palco una testa di gorilla. Seppur staccata dal corpo, la testa conversa con gli spettatori, legge nel pensiero e indovina le carte scelte.
2) La seconda si svolge vicino al lago di Ginevra. È l’estate del 1816 quando Mary Shelley, Lord Byron, Percy Shelley e John Polidori trascorrono le lunghe sere a Villa Diodati leggendosi a vicenda storie di fantasmi. Sono tratte da un libro pubblicato a Parigi quattro anni prima, intitolato Fantasmagoriana: è un’antologia di storie tedesche. Nella tetra atmosfera creata dal libro, Lord Byron esorta i presenti a prendere in mano penna e calamaio: «Scriveremo ciascuno una storia di fantasmi» La proposta viene accettata e quella sera nasce l’ispirazione per il Frankenstein di Shelley e Il vampiro di Polidori.
3) La terza si svolge oggi a Torino. All’ingresso del Museo Egizio incontro Fabio Camilletti. Filologo e ricercatore universitario a Warwick, ha in mano una copia della Fantasmagoria nell’edizione italiana appena pubblicata per Nova Delphi. Fabio ne ha curato la traduzione integrale firmando anche un accurato saggio introduttivo.
Qual è il filo conduttore di vicende tanto distanti nello spazio e nel tempo? La risposta è Fabio stesso. Incontrarlo a Torino, nel cuore di una città dalle architetture iperrazionali, all’ombra di un edificio che custodisce le mummie di antichi faraoni, spinge la conversazione sulle regioni liminali tra regola e caos, ordine e turbamento, logico e fantastico.
Scarica da qui o riascolta qui sotto l’intervista di tre quarti d’ora (45’30”) che gli ho fatto sulle radici del fantastico moderno, sui tratti specifici dell’illusionismo italiano e sul fascino intramontabile di spiriti, vampiri e ritornanti:
Ecco i principali temi dell’intervista (in ordine di apparizione): Penn & Teller e Mofo the Psychic Gorilla / L’antologia Fantasmagoriana (1812) e la scommessa di villa Diodati / Un libro all’origine della fantascienza e dell’horror contemporanei / Una lettura per chi è interessato al Gotico e ai meccanismi dell’immaginazione creativa / Fantasmagoriana come versione cartacea delle meraviglie protocinematografiche della “fantasmagoria” di Etienne-Gaspard Robertson (1763-1837) / Espressioni linguistiche che trasmettono al lettore l’esperienza della fantasmagoria / Fantasmagoriana come “libro magico” / “Erano chimerici i suoi terrori” (Orazio): il racconto di fantasmi come macchina per generare emozioni / La perdita di memoria della tradizione illusionistica italiana / L’occhio tedesco del Settecento sull’Italia dei ciarlatani e dei prestigiatori di piazza / I saltimbanchi e il magnetista italiani nel racconto “Il teschio” / L’ambientazione italiana de Il visionario (1789), romanzo gotico di Schiller che esplora i rapporti tra la tecnologia e l’illusione / Il castello di Otranto (1764) di Horace Walpole, primo romanzo gotico / La via italiana all’incanto nei fuochi d’artificio in Manituana di Wu Ming / Nel racconto “Il teschio” l’illusionismo sfugge di mano e la Vera Magia irrompe sulla scena / Il complesso rapporto del lettore con il testo: sospensione temporanea dell’incredulità, consapevolezza dell’inganno / La pretesa autenticità come surplus di godimento nelle moderne autofiction / Il segreto desiderio che il trucco non ci sia ed esista qualcosa “oltre” / “Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le cavallette sognano.” (Shirley Jackson) / Dalla testa di cavallo che parla in Luciano di Samosata (II sec.) al teschio semovente di Josef P. Freud “Joseffy” (1873-1946) / La musealizzazione dell’Irrazionale a Torino e Londra / La maledizione della mummia espressione del senso di colpa del colonialista / Alla colonizzazione dell’Egitto da parte dell’Impero Britannico corrisponde una controcolonizzazione da parte dell’Egitto dell’immaginario inglese / Il rapporto geografico tra il British Museum e i diversi presidi irrazionali nel suo circondario / L’iperrazionalità di Torino e il soprannaturale che nasce dal “discorso” / Ornella Volta e l’Italia lunare / Magia ed esoterismo nell’Italia del XX secolo tra Federico Fellini (1920-1993), Elémire Zolla (1926-2002) e Dino Buzzati (1906-1972) / Il successo de “Il segno del comando” (1971), incontro tra l’occulto, il gotico e la Roma contemporanea / I vampiri (1957) di Riccardo Freda, primo horror italiano / L’intreccio tra politica ed esoterismo italiani ritratto ne Il Pendolo di Foucault (1988) di Umberto Eco / Gustavo Rol e Napoleone / L’imperatore francese ritratto come grande illusionista / Maurizio Crozza e Matteo Renzi mentalista
Mariano Tomatis e Fabio Camilletti in via Accademia delle Scienze, di fronte al Museo Egizio di Torino.
Fotografia di Alessandra Diazzi.
Durante la conversazione itinerante ci sediamo nel dehors di un bar. Qui Fabio – che dal gorilla sensitivo è finito a parlare di Jacopo Ortis e di Schiller, di Coleridge e de Il segno del comando – scarabocchia su uno scontrino alcune parole e me le mostra. Non resteranno incise sulla traccia audio, ma una fotografia le immortala nella loro disperazione.
Io mi sto fottendo la carriera.
- Fabio Camilletti è professore associato di Letteratura italiana all’università di Warwick, nel Regno Unito. La sua formazione è avvenuta tra Pisa, Parigi, Oxford, Birmingham e Berlino. Autore di svariati saggi e volumi – su Leopardi, D.G. Rossetti, Manzoni, Sade, il perturbante freudiano – i suoi interessi di ricerca spaziano dalle letterature del Romanticismo europeo alle intersezioni fra letteratura e psicoanalisi. Scrive per la rivista Mattatoio n° 5.
- Il 10 aprile 2015 Fabio Camilletti ha introdotto a Roma il mio Laboratorio magico “L’oracolo di Napoleone”.
- Il libro Fantasmagoriana sul sito dell’editore Nova Delphi.
Mariano Tomatis e Fabio Camilletti in via Accademia delle Scienze, di fronte al Museo Egizio di Torino.
Fotografia di Alessandra Diazzi.
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