Da sempre il labirinto è una buona metafora per la mente umana. Lo studio della struttura fisica del cervello ha ulteriormente consolidato la relazione tra i due. I neuroni sono collegati tra loro in reticoli talmente complessi che non ne esistono due identici: ogni persona concepisce idee, pensieri ed emozioni all’interno del proprio personalissimo labirinto.
“Labirinti mentali” è anche il titolo di uno spettacolo di Antonio Argus: l’artista torinese è un “mentalista”, e giocare sui percorsi della mente è la caratteristica principale del suo lavoro illusionistico. Ma se suonare un violino e scrivere un tweet sono attività che seguono strade differenti nello stesso cervello, quali sono le caratteristiche specifiche dei percorsi creativi di un mentalista?
La carriera di ogni mentalista prende l’avvio da un momento di frustrazione: è l’istante in cui ci si accorge che i poteri della mente sono diversi da quello che si era immaginato. Quell’attimo è fotografato in modo brillante nel film Matrix, quando il protagonista incontra un bambino dotato di poteri psicocinetici.
Il piccolo ha appena piegato un cucchiaio con la forza del pensiero e Neo lo sta guardando incredulo: vorrebbe imparare anche lui a farlo, ma ogni suo tentativo è vano.
Bambino: Non cercare di piegare il cucchiaio. È impossibile. Cerca invece di fare l’unica cosa saggia: giungere alla verità.
Neo: Quale verità?
Bambino: Che il cucchiaio non esiste.
Neo: Il cucchiaio non esiste?
Bambino: Allora ti accorgerai che non è il cucchiaio a piegarsi, ma sei tu stesso!
Scoprire che la Natura non si può modificare utilizzando raggi psichici è uno shock da cui si può guarire: basta rendersi conto che – pur senza “energie radianti” di alcun tipo – una mente può influire sull’altra, creando una perfetta illusione del fatto che la Natura si sia trasformata. Il mentalismo è l’arte di riprogrammare i percorsi cerebrali ed emotivi di un altro individuo per sorprenderlo, colpirlo e lasciarlo a bocca aperta. Non necessariamente ciò avviene al chiuso di un teatro: seguendo la stessa evoluzione dell’Arte Moderna, il mentalismo mette oggi in scena performance immersive i cui tempi e spazi sono lontani da quelli che regolavano gli spettacoli di ipnosi e magnetismo animale nell’Ottocento.
Mercoledì 26 agosto 2015 io, Francesco Busani e Miriam Iezzi abbiamo percorso il Labirinto di Franco Maria Ricci a Fontanellato (PR) osservandolo con l’occhio del mentalista. Vivendo la stessa frustrazione di Neo, abbiamo constatato che non potevamo alternarne in alcun modo la struttura in bambù e cemento. Abbiamo quindi spostato l’attenzione sulla mappa fornita all’ingresso: senza la sua guida ci saremmo sicuramente persi tra i 5 chilometri di sentieri che ne compongono il percorso.
Il foglio che avevamo tra le mani ci è stato utile in quanto riproduzione fedele del luogo in cui ci trovavamo: dall’interno era impossibile sapere dove fossimo, e guardare la mappa era come proiettare il nostro occhio nell’alto dei cieli, osservandoci dal punto in cui una divinità ci avrebbe visti come Pacman.
A sinistra: Jack Torrance nel film Shining (1980) di Stanley Kubrick.
A destra: Il labirinto di Pac Man (1980).
Essendo l’unico appiglio per non perderci, la piantina era anche il nostro punto debole – e dunque la migliore porta d’accesso per un’azione di hacking. Ci è venuta l’idea di non modificare il labirinto fisico ma la sua mappa. Tornati a casa abbiamo scannerizzato il foglio, progettato una serie di alterazioni e modificato in digitale la sua struttura.
Poi abbiamo stampato cento mappe “truccate” in apparenza identiche all’originale.
Con le copie sotto il braccio, siamo tornati al labirinto e le abbiamo lasciate su un tavolo, pronte per essere prese e utilizzate da cento ignari visitatori.
Lo studio delle alterazioni è stato meticoloso: abbiamo lasciato invariata la parte iniziale del percorso per trasmettere una rassicurante sensazione di controllo. La prima difficoltà emerge a un quarto del percorso, quando il visitatore raggiunge la piazzola che presenta il numero 4 (vedi mappa a sinistra), ma che sulla mappa alterata è contrassegnata con il numero 8 (vedi mappa a destra):
Per tornare a orientarsi bisogna tornare alla piazzola 11 e muoversi verso l’alto; di qui in avanti, però, le due mappe divergono completamente, e diventa impossibile capire dove ci si trova: mappa e territorio sono ora a una distanza siderale.
Un’azione del genere è probabilmente illegale. Per ovviare a questo problema, io e Francesco abbiamo semplicemente mentito. Non siamo mai tornati al labirinto né abbiamo distribuito alcuna copia modificata: ci siamo limitati a concepire lo scherzo e documentarlo nei dettagli in questo articolo; anche in questo caso non è il cucchiaio a doversi piegare ma la mente di chi lo osserva: il nostro obiettivo non era quello di “iniettare” una serie di finte mappe all’interno del labirinto di Franco Maria Ricci, ma convincere te di averlo fatto, accompagnarti a valutare le conseguenze del gesto e fartene apprezzare la costruzione dietro le quinte. Questo post non racconta una performance di mentalismo: questo post È una performance di mentalismo.
Ma ora che ti abbiamo svelato il trucco, credi forse di aver più chiaro quello che è successo? Se lo pensi, ti stai sbagliando. Esiste, infatti, un ulteriore risvolto: se noi avessimo davvero lasciato cento finte mappe al labirinto di Fontanellato, avremmo potuto scrivere questo articolo per negarlo e così sollevarci da ogni responsabilità. Questo ti lascia di fronte a un bivio, senza la possibilità di risolvere lo scacco e scoprire cos’è successo davvero. Quanti sono i bluff in questo articolo? Dove finisce la verità e inizia la menzogna?
Tzvetan Todorov definiva “fantastica” la letteratura che offre a chi legge un momento di incertezza tra una spiegazione razionale e una soprannaturale: il filosofo bulgaro riteneva che il “Fantastico” durasse soltanto il tempo di tale esitazione. Il mentalismo è l’arte in grado di collocare chi osserva (o nel caso di questo articolo, chi legge) nello stesso spiazzante stato di insolubile esitazione.
- Ascolta l’intervista che ho fatto a Francesco Busani sul mentalismo “a tu per tu”.
- Rivedi la mia presentazione sul lavoro di restauro del Laberinto, il libro del Seicento che legge la mente attraverso un percorso labirintico
- Leggi il mio La mappa del Laberinto di Andrea Ghisi (2011) nella Biblioteca Magica del Popolo.
- Leggi in anteprima la mia presentazione del libro di Francesco Busani Magia a tu per tu (2015).
- Visita il sito del Labirinto di Franco Maria Ricci.
A sinistra: Francesco mi indica il punto in cui ha sentito i passi di un uomo che cammina con un’ascia in mano.
A destra: Jack Torrance nel labirinto di Shining (1980), il film di Stanley Kubrick.
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