Avevo sei o sette anni, vivevo a Pittsburgh e avevo l’abitudine di prendere uno dei miei preziosi penny e nasconderlo perché qualcun altro lo trovasse. Era un vizio compulsivo piuttosto curioso; purtroppo dopo quel periodo non mi ha più colto. Per qualche ragione nascondevo la moneta sempre nello stesso tratto di un marciapiede. A volte ai piedi di un sicomoro, altre in un buco che si era formato nel cemento. Poi prendevo un gessetto e, a partire dai lati opposti dell’isolato, disegnavo enormi frecce che puntavano verso la moneta da entrambe le direzioni. Dopo aver imparato a scrivere, iniziai ad aggiungere delle scritte: DI QUI PER LA SORPRESA o SOLDI DA QUESTA PARTE. Era veramente eccitante tracciare queste scritte perché mi immedesimavo nel primo fortunato passante che, senza alcun merito specifico, avrebbe ricevuto inaspettatamente un dono dall’universo. Ma non mi sono mai fermata a sbirciare. Me ne tornavo a casa e cercavo di non pensarci per diversi mesi, fino a quando non si ripresentava l’impulso a nascondere un’altra moneta. [...] Il mondo è pieno di monete che mani generose hanno sparso qua e là. Ma – ed è qui il punto cruciale – chi si stupisce più per una singola moneta? [...] Se coltivi una povertà semplice e dignitosa, tale per cui trovare una moneta possa essere l’evento stuporoso che ti cambia la giornata, allora – dal momento che il mondo trabocca di monete – con la tua povertà avrai conquistato un’intera vita di eventi stuporosi.
Annie Dillard, Pilgrim a Tinker Creek, Harper Perennial, 1974 (1)
1. Grazie a @BizzarroBazar per la segnalazione.
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