Nel 1886 Federico Verdinois (1844-1927) partecipò a una seduta spiritica con due ospiti d’eccezione: la medium più nota dell’epoca Eusapia Paladino (1854-1918) e il poeta Gabriele d’Annunzio (1863-1938). L’incontro avvenne a Napoli, nell’abitazione della nobildonna russa Polozoff.

Appassionata di spiritismo, la donna sperava di convincere il poeta della possibilità di contattare gli spiriti. Programmata per le ore 21, la seduta iniziò con un’ora e mezza di ritardo. Oltre a Verdinois – che avrebbe poi riferito l’episodio – tra i presenti c’erano la Polozoff, un amico di d’Annunzio (tale Cantalamessa) e altre cinque persone. Verdinois sedeva tra il poeta e l’amico. Quando le luci furono spente, a lungo non accadde nulla. Poi apparve una fiammella azzurrognola in cui i presenti riconobbero un fiammifero acceso. Poiché la fiamma era nei pressi di Cantalamessa, l’uomo fu sospettato di averla accessa per disturbare la seduta e la Paladino andò su tutte le furie. Poi la catena umana fu ristabilita, ma presto fu chiaro che d’Annunzio e l’amico avevano intenzione di sabotare la seduta, attribuendo agli spiriti schiocchi di dita, colpi sul tavolo, ecc. Quando anche la padrona di casa si adirò, Cantalamessa dichiarò la propria innocenza: “Vi giuro che non sono stato io… è stato lo spirito!” “Di pessima lega”, aggiunse la Polozoff. Ma non aveva ancora finito di pronunciare l’ultima parola che

Dal buio sbucò una forma umana, una specie di gigante, [che] si slanciò sul Cantalamessa, lo afferrò in mazzo con d’Annunzio, e spinta e spalancata la porta alle loro spalle, li scaraventò tutti e due come un fagotto di cenci sotto un lungo divano che era nella camera apppresso. Gesù! Aiuto! Misericordia! Le signore erano allibite. La madre del Pessina m’era caduta addosso quasi svenuta. Chi fosse quell’uomo, donde scaturisse, come avesse tanta forza nelle braccia, come si dileguasse sotto gli occhi esterrefatti di noi tutti non so. […] I due malcapitati uscirono carponi di sotto al divano e tornarono verso noi altri. Non ridevano più ed erano pallidi anzi che no. L’Eusapia gongolava. La Polozoff tentò di trattenere il d’Annunzio per discutere. Ma d’Annunzio ne aveva abbastanza e si accomiatò. L’amico suo lo aspettava già sulle scale. (1) 


Note

1. Federico Verdinois, “Ricordi giornalistici”, Varietas, 14.5.1919. L’articolo di Verdinois venne trascritto integralmente nel 1932 da Camillo Antona-Traversi (1857-1934) su Foglie dannunziane, Alfredo Guida, Napoli 1932 (alle pp. 26-31), una raccolta di episodi tratti dalla vita di Gabriele d’Annunzio.

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