Il libro del giorno di oggi per la trasmissione Fahrenheit è il mio La magia dei libri (Editrice Bibliografica 2015) e Loredana Lipperini mi ha intervistato presso gli studi roma della radio.

Riascolta (o scarica) l’intervista:

Illusione, inganno e artificio

L’intervista con Loredana Lipperini si chiude con l’auspicio che illusionisti e scrittori possano contaminarsi a vicenda. L’invito cade a pennello nella giornata odierna: questa mattina, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma Fabio Camilletti (in collaborazione con il Laboratorio Leopardi) ha organizzato un convegno cui hanno preso parte quattro studiosi di letteratura ottocentesca; tema dell’incontro: “Illusione, inganno e artificio nelle opere di Coleridge, Hoffmann, Manzoni e Leopardi”.

Ho partecipato all’evento con enorme interesse, per l’ampiezza e la profondità dei temi trattati: entrare in contatto con le riflessioni proposte – stimolanti e provocatorie – è stato come cambiare l’aria nella stanza ormai satura delle discussioni superficiali (e senza profondità storica) tipiche dei forum dei prestigiatori.

Gabriele De Luca ha esplorato il concetto di “finzione”, confrontandone il ruolo e il significato nei lavori di Samuel Coleridge e Giambattista Vico – frutto di una sospensione volontaria, temporanea e consapevole per il primo, meccanismo primigenio e inconsapevole dell’umanità delle origini per il secondo.

Fabio Camilletti si è soffermato in particolare sui risvolti illusionistici della figura di Napoleone, più volte ritratto come “escamoteur” (1)  sulle vignette satiriche francesi, e sul ruolo dell’Illuminismo nel far deflagrare l’apparato prestigioso del Potere.

Martina Piperno ha esplorato alcune sperimentazioni nell’ambito del falso da parte di grandi autori all’inizio dell’Ottocento, a partire dall’Inno a Nettuno di Leopardi: il poeta finse che si trattasse di una traduzione dal greco, quando in realtà l’aveva scritto ex novo cercando di imitare lo stile di un tempo (molti critici ci cascarono.)

Gianluca Cinelli ha analizzato il rapporto tormentato di Manzoni con gli artifizi e le illusioni, individuandone i risvolti morali e l’uso che ne fece nelle sue opere – con un accento particolare sul modo in cui lo scrittore rielaborò la figura del Conte di Carmagnola nell’omonima tragedia.

L’audio dei quattro interventi verrà presto pubblicato sul sito dell’Università di Warwick: posso solo scrivere che non vedo l’ora – perché le mie sei pagine di appunti presi in diretta non rendono merito a così tanta, tanta roba.

A cosa serve la Magia? Mondi coerenti ed esperienze testuali

Domenica 12 aprile alle ore 15, in occasione di Milano Fantamagica, Beniamino Sidoti tiene una relazione intitolata “A cosa serve la Magia? Mondi coerenti ed esperienze testuali”. Nel suo intervento (anticipato su questo blog) l’interrogativo “a cosa serve la Magia?” è affrontato sotto tre aspetti distinti: (1) il ruolo della Magia nel mondo in cui si svolge la storia; (2) il suo ruolo nel processo di scrittura – e dunque nel mondo dell’autore; (3) il suo ruolo nel mondo del lettore. Beniamino cita, tra l’altro, il nostro libro L’arte di stupire – cui un anno fa aveva dedicato questa recensione. L’intervento è una dotta e originale riflessione sul rapporto tra magia e letteratura, scritta da un addetto ai lavori in grado di manipolare le illusioni in modi raffinati e di metterle al servizio di storie autenticamente emancipanti.

Questa la presentazione dell’intervento di Beniamino:

Uno degli ingredienti principali del fantasy è la magia: incantesimi, maledizioni, creature magiche e luoghi incantati. Ma a cosa serve la magia? Beniamino Sidoti parte dalle considerazioni di due studiosi di magia, Mariano Tomatis e Ferdinando Buscema per ragionare di come funzioni la magia dentro la narrativa (ovunque essa si trovi: libri, film, giochi di ruolo e videogiochi), cosa prometta al lettore, e quanto spazio lasci per la meraviglia.


Note

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