Venerdì 10 aprile 2015 dalle 18 alle 20 presso l’Antica Libreria Cascianelli di largo Febo 14-16 a Roma condurrò un laboratorio magico dal titolo “L’oracolo di Napoleone” (scopri qui maggiori dettagli). Ma che cos’è un “laboratorio magico”?
Nel corso del 2014 Fabio Camilletti individua alcune sintonie tra il suo lavoro e i miei studi sull’Illusionismo. Fabio insegna alla “School of Modern Languages and Cultures” dell’Università di Warwick e si occupa di letteratura del primo Ottocento.
Ha da poco tradotto la Fantasmagoriana – l’antologia di storie tedesche di fantasmi che dà a Byron, agli Shelley e a Polidori l’ispirazione per scrivere anche loro racconti del soprannaturale. Lavorandoci su, nel quadro di un più ampio progetto portato avanti con colleghi dell’Università, Fabio si interroga a fondo sull’equazione che il libro crea fra letteratura d’invenzione e illusione fantasmagorica – e di conseguenza anche sul rapporto fra realtà e illusione, credere e voler credere, mettendo insieme magnetismo, narrativa gotica, lanterna magica, illusionismo (e non senza implicazioni politiche: per E.T.A. Hoffmann e Leopardi, Napoleone Bonaparte è stato anzitutto un grandissimo illusionista.)
Fabio sta organizzando una giornata di studi presso l’Università La Sapienza di Roma con il Laboratorio Leopardi, dal titolo “Illusione, inganno, artificio: Coleridge, Hoffmann, Manzoni, Leopardi.” Dopo aver assistito all’esperimento di ibridazione tra illusionismo e letteratura realizzato con Wu Ming e culminato con il “Laboratorio di Magnetismo Rivoluzionario”, si chiede quale ruolo potrebbe avere un illusionista nell’ambito di un evento di quel tipo.
L’invito cade a pennello: da tempo sto lavorando a La magia dei libri, uno studio sull’arte sovversiva di manomettere i libri. Uno dei testi di cui mi occupo coinvolge Napoleone Bonaparte sin dal titolo: si tratta dell’Oracolo Nuovissimo ossia il Libro dei destini dell’Imperatore Napoleone I° (1822), un libro che il condottiero francese avrebbe portato sempre con sé come consigliere oracolare. Trovato tra le mani di una mummia durante la campagna d’Egitto, il libro assicurò a Napoleone oltre un decennio di vittorie. Quando – durante la battaglia di Lipsia – il volume finì tra le mani di un ufficiale prussiano, per l’Imperatore fu l’inizio della fine.
Il libro è stato ristampato in Italia esattamente un secolo fa, e può essere consultato ancora oggi. Si basa su un metodo di consultazione di origine araba, che sfrutta il principio binario come il più noto I Ching. Lo stesso principio fu usato, nel Seicento, per consentire ad alcuni libri di leggere nel pensiero.
Durante l’incontro di venerdì:
• a partire dai diari di Charles Sonnini – l’Indiana Jones di Francia – ricostruiremo il percorso dell’Oracolo dall’antichità ai giorni nostri.
• decostruiremo l’operazione di marketing messa a punto dall’autore dell’Oracolo, che – come un romanziere storico – ha introdotto elementi di finzione per rendere più appetibile il suo libro.
• esploreremo i risvolti politici dell’arte divinatoria, interrogandoci sulla sua duplice natura di oppio dei popoli e di “grande veicolo di utopia” – come la definiva Roland Barthes.
• interrogheremo il libro per metterne alla prova le doti oracolari.
• individueremo i suoi antenati, interagendo con due libri telepatici del Seicento.
• giocheremo con le sue più moderne incarnazioni e varianti (in formato cartaceo, ebook e app) individuandone i principi applicabili a situazioni inedite – allo scopo di ispirare possibili sperimentazioni creative.
• passeremo in rassegna locandine, articoli di giornale e libri di magia del 1816, allo scopo di rimettere in scena – in modo filologicamente rigoroso, e come in un viaggio nel tempo – un gioco di prestigio dell’epoca.
Messi di fronte a un programma del genere, con Fabio ci siamo chiesti: come diavolo chiamare questo insolito, ludico connubio tra letteratura, storia, politica e arte della mistificazione? In attesa di soluzioni più brillanti, abbiamo adottato l’espressione “Laboratorio Magico”.
L’incontro si terrà in una delle più suggestive botteghe storiche della capitale: un luogo che sembra uscire da un episodio de Il segno del comando, un negozio dove “le vetrine scorrono ancora sulle rotaie per arretrare quando si chiudono i pesanti battenti in legno; dove gli arredi sono oggetti di antiquariato e dove i volumi in vendita risalgono anche a 300 o 400 anni fa.” (1)
Fotografia di Valentina La Rocca
Fotografia di Valentina La Rocca
Fotografia di Valentina La Rocca
Fotografia di Valentina La Rocca
Pronti a un viaggio indietro nel tempo?
1. Garrone Lilli, Corriere della Sera, 14.7.2013.
Tutti i post sono distribuiti con Licenza Creative Commons BY-NC-SA 4.0