Il 16 gennaio 2015 Antonio Argus ha presentato a Torino il suo nuovo spettacolo “Asylum”. Ambientata tra le carte di un manicomio in rovina, la performance è un originalissimo pezzo di teatro illusionistico che non ha eguali nel nostro paese: Antonio è un mentalista che ha scelto la strada meno battuta, offrendo – come contesto narrativo dietro ciascun esperimento presentato – storie dal fascino retrò che sembrano uscire da un romanzo gotico.
Antonio Argus in una fotografia di Valentina Mazzetti
Invece di proseguire nell’esplorazione delle più moderne tecniche della comunicazione non verbale, Antonio spiazza (e seduce) lo spettatore con un viaggio nel tempo: l’artista salta a piè pari l’abusato immaginario parapsicologico americano per portare sul palcoscenico il mentalismo europeo di fine Ottocento; in linea con le nebbie oniriche di Shutter Island, lo spettacolo esplora il confine sfumato tra genio e follia, il rapporto tra istinto e ragione, il fascino macabro del male e le “possibilità” che porta con sé. Tra vecchi schedari salvati dal fuoco, fotografie ingiallite ed esperimenti lombrosiani, l’atmosfera rende verosimile l’assurdo, anche grazie a un testo asciutto che nulla concede alla morbosità, fermandosi pietosamente sulla soglia dell’orrore. Invece di collocarsi al centro dell’esibizione, Antonio è un servizievole Caronte, pronto a traghettare gli spettatori attraverso un inferno di follia arredato con gusto. E quando tutte le storie vengono al pettine, si ha l’impressione di trovarsi in un meccanismo narrativo sofisticato e perfettamente coeso, degno di un romanzo di Agatha Christie: solo a questo punto tutti i riflettori convergono su di lui.
Alcuni mesi fa, quando mi chiese un consiglio per realizzare il nuovo show, lo accompagnai a visitare il Museo Cesare Lombroso di Torino: ritrovare in Asylum quelle atmosfere è stato motivo di sorpresa e soddisfazione. Manipolandole con intelligenza, perfino la violenza e la patologia psichica possono diventare ingredienti esplosivi al servizio della magia mentale.
Se vi venisse l’idea di coinvolgerlo, tenetevi lontani da fredde sale congressi e allestite il suo show in un teatro con le sedie di legno o in un vecchio cinema in disuso: a riempirlo di fascino, inquietudine e mistero ci penserà Antonio Argus.
Il 23 gennaio 2015 Vanni De Luca è stato intervistato durante la trasmissione radiofonica “Via Massena” in onda su Radio Deejay. Delle sue “meraviglie multiple” ho già scritto qui: Vanni è un mentalista che ha scelto la strada meno battuta, ispirandosi a un illusionista di inizio Novecento e rielaborandone le esibizioni in chiave “italiana”. L’intervista ha sollevato interesse e curiosità per il suo spettacolo, durante il quale il mentalista risolve un cubo di Rubik, compie l’intero percorso del cavallo degli scacchi, compila un quadrato magico e recita un intero canto della Divina Commedia... tutto contemporaneamente!
Vanni De Luca al termine di una performance informale delle “meraviglie multiple”: per il tipo di impegno richiesto all’artista, l’esibizione può essere improvvisata ovunque!
Nel 750° anniversario dalla nascita di Dante Alighieri, la performance di Vanni è un modo originale per iniettare meraviglia in contesti dove il tocco magico è del tutto inconcepibile: contro ogni logica aspettativa, le “meraviglie multiple” stanno trovando sostenitori insospettabili – dalle fondazioni culturali ai festival letterari – e il calendario di Vanni si sta velocemente riempiendo di impegni magici; se vi affascina l’idea di vederlo in azione, affrettatevi a contattarlo!
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