Non è un caso se di recente mi sono interrogato sul prezzo di una bacchetta magica, sulla necessità di una Biblioteca Magica del Popolo open access e sull’idea che solo pagando si possa conoscere un trucco.
Il tema è diventato per me di stretta attualità perché sto scrivendo un libro: un saggio storico che ripercorre le imprese dei book hackers dai manoscritti del Cinquecento fino agli ebook; generazioni di illusionisti-tipografi hanno manomesso alcuni libri per aumentarne le potenzialità, attivando caratteristiche che sembrano in tutto e per tutto magiche. Il mio studio si apre con il racconto di un libro in grado di trasformarsi al soffio; realizzato con finissimo ingegno tecnologico, il libro-che-si-trasforma ha una storia rocambolesca e bellissima, che sto ricostruendo con un velo di amarezza.
Qualche giorno fa mi imbatto nell’abstract di un articolo accademico che ne esplora alcuni curiosi retroscena. Scaricare l’intero articolo costa 35 dollari: è una cifra che sono disposto a spendere, ma non mi sfugge che sia un prezzo piuttosto alto. Scrivo all’autore e gli invio del materiale sul tema che potrebbe interessargli; lui mi ringrazia con entusiasmo, allegando il suo articolo per ricambiare il mio favore. È un lavoro ottimo, che in una nota riporta un innocente riferimento bibliografico:
Per approfondire, vedi il libro ***.
Colgo al volo l’invito e mi precipito a cercare ***. Scoprendo che è in vendita, sì: costa 2500 dollari.
Stampato in 300 copie, è ormai un oggetto di culto nascosto in altrettanti caveau a prova di ladro – tranne, evidentemente, la copia che mi offre Amazon a quel prezzo. Ricostruendo la storia del libro-che-si-trasforma vent’anni prima di me, l’autore ha fatto luce su una vicenda così curiosa da affascinare ancora oggi. Purtroppo quel sapere è ostaggio di un manipolo di collezionisti: invece di rendere disponibile in altra forma il contenuto (riservando il piacere feticistico dell’oggetto agli acquirenti della prima edizione) l’autore ha preferito incoraggiare l’ascesa della loro quotazione a scapito di chi è interessato a ciò che il libro racconta. Insomma, quel lavoro di ricerca non è servito alla collettività ma solo ad alimentare il suo conto in banca.
Sto ripartendo dal piano terra perché il gigante non mi ha permesso di salire sulle sue spalle. Ma per lenire quel senso di frustrazione, ho trovato un antidoto infallibile: catalogare nella Biblioteca Magica del Popolo tutti, ma proprio tutti i libri in cui mi imbatto durante i miei studi.
Come per i nani da giardino, urge l’istituzione di un Fronte di liberazione dei libri tenuti in ostaggio. Si è mossa in quella direzione una biblioteca pubblica, dove ho programmato una visita: sfuggita da qualche caveau, una copia di *** è stata acquistata dall’Università di Milano e oggi andrò a raccoglierne la testimonianza.
Il libro non è dove mi aspettavo. Al suo posto c’è un semplice flyer pubblicitario che ne anticipa il frontespizio, annunciando la sua uscita per il mese di dicembre 1994.
Missione fallita.
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