Sarà perché Torino è una città magica, ma il ricco programma del Torino Film Festival 2014 ha offerto sinora diversi titoli di grande interesse per chi si occupa di illusionismo e mesmerismo, sedute spiritiche e apparizioni di fantasmi. Ecco qualche consiglio per rivivere in differita i momenti più magici proiettati sotto la Mole in questi giorni.
Con Woody Allen era difficile sbagliare. Sofisticata e accessibile riflessione sul ruolo delle illusioni nel mondo contemporaneo, Magic in the moonlight è una commedia leggera che presenta lo stato dell’arte sul dibattito intorno al materialismo magico. L’ho recensita sommariamente qui e ne ho proposto sette approfondimenti qui. Una recensione ben più autorevole è quella di Marzia Gandolfi (leggila qui).
Magic in the moonlight (2014) e Il gabinetto del dottor Caligari (1920)
Il dottor Caligari si esibisce nelle fiere come ipnotista. Lavora con lui Cesare, un giovane sonnambulo in grado di vedere il futuro. In seguito ad alcuni omicidi, i sospetti si concentrano sulla coppia: Cesare ha colpito in stato di trance? Autentico tripudio per gli occhi, il film di Robert Wiene incanta per le geometrie non euclidee che inquadrano ogni scena e distilla l’essenza del thriller psicologico, inducendo un continuo spaesamento – e il sospetto di osservare il frutto di una proiezione malata.
In un film allucinato e indecifrabile Giulio Questi ritrae il drammatico incontro tra l’occultismo proveniente dal Sud Italia e la Milano dell’asfalto e delle fabbriche. La vedova Tarantino è una medium che offre sedute magnetiche alla ricca borghesia meneghina, cui legge i Tarocchi e vende intrugli magici. È il figlio a realizzarli, con ingredienti recuperati tra gli scavi del metrò e nei cantieri edili abbandonati. Tra rane che escono dalla bocca, amuleti installati su antenne TV, giochi macabri tra i corridoi dei condomini, rapporti incestuosi, poltergeist e stupri rituali, Arcana inietta nello spettatore il senso di inquietudine proprio della magia ancestrale, portando a galla l’orrido ansimare dell’asfalto sotto i piedi. All’incrocio tra David Lynch e Giuseppe Genna.
Arcana (1972) e The Babadook (2014)
The Babadook l’ha già recensito benissimo Lenny – e c’è poco da aggiungere. Terrorizzato dai mostri che si nascondono nell’armadio e in assenza di una madre in grado di proteggerlo, un bambino appassionato di magia mette a punto sofisticati congegni per difendere la casa dall’Uomo Nero – il Babadook del titolo. Tra una pentola per apparizioni di colombe e un poster di Howard Thurston, il magnifico horror psicologico di Jennifer Kent riesce a introdurre perfino un détournement de “Il libro magico” di Georges Méliés (1900). Il mantra ripetuto dal piccolo durante le sue magie («Nothing is as it seems») è la sintesi del film.
La giovane fidanzata di Zach ritorna dalla morte più bella e sensuale che mai. Ma come per tutti gli zombie, il decadimento fisico e mentale è solo dietro l’angolo. Spin-off fracassone e sopra le righe di Les Revenants, si limita a strappare qualche risata. Mogwai battono smooth jazz – e di gran lunga.
Life after Beth (2014) e Phantom of the Paradise (1974)
Godibilissimo musical rock-and-roll di Brian De Palma, Phantom of the Paradise mette in scena l’apparizione di uno strano spettro in una sala concerti. Indossa una bizzarra maschera, ha una voce metallica e cerca vendetta: il potente Swan, proprietario del Paradise, gli ha rubato le canzoni, la bella Phoenix – e forse anche l’anima. Il film ha dato vita a un culto per la sovrabbondanza di citazioni per cinefili e i dettagli nascosti; per fartene un’idea, fai un giro negli Swan Archives.
Tutti i post sono distribuiti con Licenza Creative Commons BY-NC-SA 4.0