Dietro Magic in the Moonlight, l’ultimo film di Woody Allen (leggi la mia recensione), ci sono storie altrettanto sorprendenti e curiose. Ecco sette dettagli che amplieranno la tua esperienza del film, suggerendoti percorsi di approfondimento e prolungando il piacere iniziato con la sua visione.
Il nome d’arte del protagonista Wei Ling Soo è un omaggio al mago americano William Ellsworth Robinson, che sul palcoscenico si vestiva da orientale e si faceva chiamare Chung Ling Soo (1861-1918).
William Ellsworth Robinson (1861-1918), il vero Chung Ling Soo.
Un omaggio a Soo compare anche nel film The Prestige, dove un illusionista cinese fa apparire sul palco un grande acquario pieno di pesci. Chung Ling Soo morì sul palcoscenico, colpito da una pistola truccata che non funzionò a dovere. Intorno all’incidente è emersa ogni ipotesi di complotto: Robinson fu colpito dalla moglie in combutta con un’amante? o da un collega mago invidioso del suo successo?
E se ti chiedi chi sia stato il primo a mettere in scena la pericolosa esibizione, Mauro Ballesio ha scoperto che si chiamava Coulen.
Leggi la storia di Coulen nella Biblioteca Magica del Popolo.
La sparizione dell’elefante più nota nella storia della magia andò in scena all’Hippodrome Theater di New York il 7 gennaio 1918: a presentarla c’era il più grande mago dell’epoca, Harry Houdini.
Harry Houdini all’Hippodrome Theater di New York
In Italia fu Silvan a presentarla in televisione durante Sim Sala Bim 1990:
In Tony Pagoda e i suoi amici (2012) Paolo Sorrentino ha preso spunto dallo stesso elefante per gettare uno sguardo malinconico sulla condizione di isolamento del prestigiatore:
La casa di Silvan è un luogo oscuro e per certi versi misterioso. [...] La solitudine è la sua unica compagna di lavoro. A quale collega telefoni quando non riesci a trovare il trucco per far scomparire un elefante? (1)
Fu Mina Crandon (1888-1941) la medium americana più conturbante della storia. Si faceva chiamare Margery e sedusse – tra gli altri – Sir Arthur Conan Doyle e Harry Houdini. L’autore di Sherlock Holmes spese la propria reputazione per dichiarare autentici i suoi poteri:
“Margery genuine says Conan Doyle; he scores Houdini”, Boston Herald, 26 gennaio 1925.
Leggi l’articolo nella Biblioteca Magica del Popolo.
Harry Houdini ebbe con lei un rapporto piuttosto torbido, magistralmente ricostruito da Massimo Polidoro nel suo libro biografico Il grande Houdini (vedi sul sito di Massimo).
Dopo averne scoperto i segreti, nel 1924 il mago pubblicò un libretto per svelarli: Houdini Exposes the Tricks Used By the Boston Medium Margery.
Leggi il libro nella Biblioteca Magica del Popolo.
Illustrazione dal libro di Houdini (p. 9).
Sophie Baker, la medium di Magic in the Moonlight, è originaria di Kalamazoo – una cittadina americana dalla lunga tradizione spiritistica: lì nacque la Invisible Brotherhood (“Fraternità invisibile”), che oltre agli spiriti dei defunti (e a dispetto del nome) comprendeva anche membri in carne e ossa. Guy Lockwood, per esempio, che pubblicò Mastership or mediumship. Which? (Kalamazoo 1920).
Leggi il libro nella Biblioteca Magica del Popolo.
Sul frontespizio era presentato come “autore visibile”:
Dedicato allo spiritismo e scritto in versi, il libro passava di mano in mano attraverso un classico modello piramidale; dopo averne letta una copia bisognava prestarlo ad altre sette persone:
Chi possiede un buon libro e si rifiuta di prestarlo è un egoista, e non c’è spazio per lui nella Crociata, un luogo dove essere SERVIZIEVOLI è uno degli obiettivi principali. (2)
L’invito era del tutto esplicito: una delle prime pagine invitava addirittura il lettore a tenere traccia scritta dei sette riceventi!
I segreti dei sensitivi non erano tramandati solo per via orale: al tema furono dedicati veri e propri trattati, che analizzavano ogni dettaglio dell’inganno e proponevano tecniche molto sofisticate. Uno dei libri migliori, pubblicato nel 1907 da David Phelps Abbott (1863-1934), fu Behind the Scenes With the Medium (“Dietro le quinte dei medium”).
I fenomeni paranormali descritti andavano dalla apparizione di fiori alla materializzazione di messaggi su lavagnette, dalla produzioni di voci medianiche alla lettura di domande in buste sigillate.
Leggi il libro nella Biblioteca Magica del Popolo.
Magic in the Moonlight è solo l’ultimo dei molti film in cui Woody Allen affronta il tema dell’illusionismo. Dopo aver affidato a un bambino la rappresentazione di sé come giovane prestigiatore, in una scena onirica di Stardust Memories (1980) il regista ritrae se stesso adulto mentre fa levitare Jessica Harper in uno spazio aperto.
Stardust Memories (1980)
L’ipnosi gioca un ruolo chiave sia in Alice (1990) che ne La maledizione dello scorpione di giada (2001). In Scoop (2006) è Allen stesso a interpretare la parte di un mago da palcoscenico – il magico Sid. Curiosa l’ambientazione cinese (il fondale è un enorme ventaglio) contaminata dalle classiche carte da gioco francesi.
Scoop (2006)
È a Nizza il Musée de la Curiosité et de l’Insolite: oltre a un’esposizione di automi, vecchi giochi di prestigio e illusioni ottiche, ogni settimana organizza spettacoli di illusionismo.
• Magic in the Moonlight: guida definitiva all’incanto disincantato – La mia recensione del film di Woody Allen.
1. Paolo Sorrentino, Tony Pagoda e i suoi amici, Feltrinelli, Milano 2012.
2. Guy Lockwood, Mastership or mediumship. Which?, Kalamazoo 1920, p. 5.
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