Dopo aver partecipato virtualmente al Laboratorio di Magnetismo Rivoluzionario di Torino e Mantova, Mauro Ballesio si è ispirato all’Esercizio di Angelo Cauda “Il segreto di Mesmer” (vedi qui e qui) per scrivere questo post, che il Blog of Wonders ospita con piacere – trattandosi di una vera e propria “prosecuzione con altri mezzi” dello spettacolo teatrale. Mauro Ballesio è anche il più attivo collaboratore della monumentale Biblioteca Magica del Popolo.
L’automa giocatore di scacchi detto “il Turco”, costruito nel 1769 dal Barone Von Kempelen (1734-1804) e poi esibito da Johann Nepomuk Maelzel (1772-1838) fino al 1838, fu uno dei misteri più a lungo dibattuti tra il XVIII e il XIX secolo.
Una delle ipotesi avanzate sul suo funzionamento segreto era basata sull’interazione magnetica del marchingegno con altri non ben definiti apparati meccanici e con l’uomo stesso. Per dimostrare che non v’era azione magnetica di sorta, Von Kempelen invitava il pubblico a portare con sé un magnete e a posizionarlo sul piano accanto alla scacchiera.
Dopo aver giocato la sua partita a scacchi o dopo eseguito il percorso del Cavallo, il Turco si esibiva anche in una sorta di curiosa e sinistra dimostrazione di Questions&Answers, ridpondendo alle domande che il pubblico gli poneva in francese, tedesco o inglese. Lo faceva toccando con la mano sinistra, una dopo l’altra, alcune lettere dipinte su una tavola, come quelle usate nelle sedute spiritiche.
Alla domanda: “Quanti anni hai?”, l’automa rispondeva criptico: “192 mesi”. Alla domanda “Sei sposato?”, il Turco rispondeva con ambigua malizia: “Ho molte donne”. Qualcuno chiedeva lumi sul suo funzionamento segreto – e alla domanda “Cosa contiene la cassa?” il Turco rispondeva lapidario: “Parte del mistero.” (1)
Vi ho scorto una vaga allusione allo scrigno di Mesmer portato in scena da Angelo Cauda, che restando chiuso trasformava il suo vacuo contenuto in un enigma ancor più profondo.
Per ovvi motivi, era opinione comune che il segreto del Turco si celasse nella sua cassa; per questo, in apertura di ogni dimostrazione, era abilmente mostrata vuota, piena solo di meccanismi e ingranaggi. Il fatto che vi fosse la complicità di un uomo nel suo funzionamento non fu evidente fin dal principio.
Particolare da una tavola tratta da David BREWSTER, Nouveau manuel de
magie naturelle et amusante, Librairie Encyclopédique de Roret, Paris, 1839.
Solo in seguito si ipotizzò che all’interno della cassa ci fosse un nano o un ragazzo alto e magro – forse addirittura un ufficiale polacco senza gambe. Per certo l’automa era manovrato dall’interno da un essere umano. Ma dove si nascondeva? Come si spostava nella cassa? Come manovrava la mano del Turco e come osservava la scacchiera dall’interno?
Queste domande avrebbero avuto risposte precise solo conoscendo il funzionamento di quella grossa scatola di legno. Infatti, come per lo scrigno di Mesmer, il segreto del Turco non era “dentro” la scatola ma era proprio “la” scatola in sé. Se avessimo potuto analizzarlo in ogni suo aspetto, ispezionarne ogni sportello, cassetto e ribalta, oggi il Turco sarebbe solo una delle tante meravigliose illusioni del passato. Ma la cassa non esiste più e il suo mistero resta per sempre.
Se l’unico magnetismo emanato del Turco era in effetti il suo sinistro vagare con gli occhi da un lato all’altro della stanza, fissi al contempo in un’espressione vacua, lignea e severa, era il suo mistero a possedere un’autentica forza magnetica e irresistibile, capace di piegare la curiosità e l’orgoglio degli scacchisti più forti – tra cui sovrani e statisti come Napoleone e Benjamin Franklin.
Eppure il Turco era solo un’illusione. Una bagatelle – come ne disse il suo creatore. Ma custodiva un segreto che la trascendeva, elevandola a meraviglia del suo tempo: nessuno, a parte i suoi operatori, poté mai definitivamente conoscerlo, sigillato per sempre dal fuoco che l’ha distrutto. E così non vi sarà mai alcuna spiegazione che potrà incrinarne il fascino immortale.
Nella Biblioteca Magica del Popolo troverai diversi libri e articoli che raccontano le rocambolesche vicende del Turco che gioca a scacchi. Eccone alcuni:
• Philip ASTLEY, Natural Magic or Physical Amusements Revealed, Author, London, 1785.
• David BREWSTER, Letters on Natural Magic, Harper & brothers, New York, 1842 (I ed. 1832).
• Edgar Allan POE, “Il giocatore di scacchi di Maelzel”, Southern Literary Messenger, aprile 1836 (in italiano).
1. Carl Friederig Hindenburg, Über den Schachspieler des Herrn von Kempelen und dessen Nachbildung, 1789. Traduzione di Mauro Ballesio.
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