Qual è il destino di una donna sul palcoscenico di un mago? Anche se l’ospite è il grande Ranieri Bustelli (1898-1974), per lei non ci sono buone notizie.
Durante lo spettacolo del 29 marzo 1952 al Teatro Alfieri di Torino, di “una avvenente signorina si fece quasi un macello; [...] Bustelli pare si diverta egli stesso a trapassare donne, perché una seconda ragazza la rinchiuse in un feretro che subì la solita sforacchiatura di spade. [...] Una terza signorina, anch’essa seminuda [...] fu delicatamente posta su tre acute lance. [...] Bustelli ha riservato per altre sere la donna che si sega a pezzi da se stessa.”
Qui di seguito la recensione completa.
Iersera [29 marzo 1952] al teatro Alfieri un distinto signore aveva appena preso posto in una poltrona delle prime file che venne alleggerito dell’orologio e relativa catena. Come di solito avviene, catena e orologio passarono lestamente in mani diverse, l’orologio fu sbattuto e fracassato al suolo e la catena sparì. E questo è niente: poco dopo di una avvenente signorina si fece quasi un macello e tutto ciò sotto gli occhi della polizia di servizio. Dobbiamo però aggiungere che si è trattato di una rappresentazione del «celebre mago» Bustelli, uno dei pochi superstiti di un’arte che cinquanta anni fa ebbe numerosi proseliti taluno dei quali fu di fama mondiale, come Bosco, il quale generò una serie di artisti dello stesso nome ma non della stessa abilità. Detto questo, il lettore capirà che l’orologio e la catena furono poi restituiti al suo proprietario e che ai presenti fu risparmiata la vista d’una bella creatura trafitta dentro un armadio da non sappiamo quante spade affilatissime. Bustelli pare si diverta egli stesso a trapassare donne, perché una seconda ragazza la rinchiuse in un feretro che subì la solita sforacchiatura di spade, ma ciò non impressionò tanto il pubblico visto il felice esito della ragazza rinchiusa poco prima nell’armadio. Solo il famoso Olivo, poi assolto alle Assise di Brescia, completò l’esperimento ma non ebbe imitatori. Una terza signorina, anch’essa seminuda (forse per dimostrare che sotto non c’è trucco e inganno) fu delicatamente posta su tre acute lance. Sostò in questa posizione molto ammirata per il suo equilibrio fisico e per l’impenetrabilità delle sue forme e fu molto applaudita, più di Bustelli stesso. Una quarta creatura (Bustelli si porta dietro un vero collegio di ragazze) soggiacque a un esperimento di levitazione. Poggiata delicatamente su un divano, mentre Bustelli vestito da fakiro indiano la fakirizzava col fluido delle sue mani (come la «santa di Volvera») si vide alzarsi a poco a poco in stato catalettico e rimanere sospesa in aria. Sotto, per ogni buon conto, c’era sempre il divano. Bustelli s’è prodotto in altri giochetti. Dal suo gibus ha estratto cinquanta o sessanta sveglie, le quali, pare impossibile, segnavano tutte la stessa ora. Da un ovo ha tirato fuori un bel fazzoletto di seta, cosa che purtroppo non succede mai in famiglia, perchè di solito in un uovo si può trovare un pulcino liquefatto. Un esperimento ha destato la ammirazione degli spettatori. Si fece offrire una sigaretta Nazionale e l’accese; quando non ne rimase che un mozzicone lo gettò via e tra le labbra gli riapparve la stessa sigaretta accesa. Buttò via anche questa ridotta a mozzicone e gli spuntò nuovamente tra le labbra. E cosi di seguito per una decina di volte. Una sigaretta insomma che non finisce più, il che sarebbe la gioia dei fumatori e la rovina del Monital. Bustelli ha riservato per altre sere la donna che si sega a pezzi da se stessa, la creazione di una donna sul palcoscenico, nonché di un bambino vivo, senza aiuto della levatrice, dal cappello d’uno spettatore ed altre cosettine del genere. C’è trucco, c’è inganno, c’è illusione – confessa il Bustelli che non è affatto indiano, ma romano di Roma, vestito ora in frack e ora da cinese: «Vulgus vult decipi» – diceva quel cardinale – il mondo vuol essere ingannato...
Tratto da emme, “Le donne e i bauli del mago Bustelli”, La Stampa, 30.3.1952.
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