Il 10 marzo 1926 uno sconosciuto viene ricoverato al Manicomio di Collegno (TO). La Domenica del Corriere pubblica la sua foto e la signora Giulia Concetta Canella vi riconosce il marito Giulio, disperso in guerra. La donna lo incontra il 27 febbraio 1927, e dopo l’identificazione ufficiale lo riporta con sé nella loro casa di Verona.

Pochi giorni dopo, però, una lettera anonima segnala alla polizia che lo sconosciuto è in realtà l’anarchico Mario Bruneri, attualmente ricercato dalla polizia.

Sui giornali esplode il caso: lo “smemorato di Collegno” è Canella o Bruneri? Le prove scientifiche inchiodano il latitante: le impronte digitali corrispondono a quelle di Mario Bruneri. (1)  Il caso è chiuso, ma non per la famiglia. Contro ogni logica, 25 parenti – tra cui la moglie, i due fratelli e la sorella – persistono nell’identificare l’uomo con il congiunto disperso in guerra.

Nel fitto dibattito che circonda la vicenda dello smemorato, un punto è particolarmente delicato: se Bruneri è un impostore riconosciuto, quale ruolo gioca la famiglia nell’accettare e/o incoraggiare l’inganno?

Il film di Bart Layton L’impostore (GB 2012) ricostruisce magistralmente una vicenda simile, occorsa nel 1997. Il biondo diciassettenne Nicholas Barclay, scomparso quattro anni prima in Texas, ricompare in Spagna per la gioia di genitori e familiari. Riportato a casa, il giovane denuncia di aver subito terribili violenze e abusi. In realtà, il velo di barba scura e l’accento francese insospettiscono un assistente sociale.

La prova del DNA, cui la famiglia si oppone invano, porta a galla la verità: il falso Nicholas è – in realtà – Frédéric Bourdin, impostore seriale con alle spalle numerose false identità. Nel nuovo scenario, la resistenza dei Barclay ad accettare la verifica suona particolarmente sinistra.

Il documentario di Layton – una lunga intervista parallela a Bourdin e alla famiglia Barclay – è costruito come un thriller ad alta tensione. Il sogno di intervistare lo smemorato di Collegno, frustrato fino alla morte dalla famiglia Canella, trova compimento in un film che scandaglia a fondo la psiche di un impostore reo confesso. Il colpo di scena finale si avviluppa in modo ancora più drammatico intorno alla domanda che emerse dal caso Canella/Bruneri: quale ruolo gioca la vittima di un inganno nel perpetuarlo?

Per approfondire

Lisa Roscioni ha scritto il libro definitivo sul caso dello smemorato di Collegno: appassionante e documentatissima, Lo smemorato di Collegno (Einaudi, Torino 2007) è la ricostruzione più accurata e completa che il lettore possa sognare.

L’impostore (GB 2012) è uscito per Feltrinelli Real Cinema in edizione sottotitolata; girato con i veri protagonisti della vicenda, ma utilizzando le tecniche cinematografiche dei thriller, il film offre una visione stimolante e disturbante al tempo stesso: un F for Fake più claustrofobico, privo della sua stralunata playfulness.


Note

1. Anche la prova del DNA sul cadavere, i cui risultati sono stati annunciati nell’estate del 2014, conferma che l’uomo non è Giulio Canella.

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