Nel giorno in cui esce l’iPhone 6, ecco una pagina tratta da L’arte di stupire, il libro che ho scritto con Ferdinando Buscema.
La coda di fronte alla serranda chiusa copriva tutto l’isolato. I primi della fila erano lì dalla sera precedente e avevano affrontato la fredda notte newyorchese in tenda e sacco a pelo: avrebbero fatto qualunque cosa pur di esserci quando le porte del negozio si sarebbero aperte. Sulla folla vegliava l’occhio severo di un agente, messo lì per evitare disordini. Sull’altro lato del marciapiede, qualche passante commentava amaro sulle degenerazioni del capitalismo moderno.
Quando le porte si spalancarono, il negozio fu letteralmente invaso dai clienti, lasciando senza parole il gestore del posto, un immigrato di mezza età piuttosto confuso dalla ressa. L’Apple Store e la libreria Barnes & Nobles erano lontani, né per quella mattina era annunciata l’uscita del nuovo iPhone o dell’ultimo romanzo di Harry Potter. Che cosa cercava tutta quella gente in un negozio così modesto, il cui prodotto più caro costava meno di un dollaro? La risposta era al contempo semplice e sorprendente: una bella storia da raccontare.
Dietro le quinte c’erano i ragazzi di Improv Everywhere, un’organizzazione sovversiva che progetta esperienze magiche e sorprendenti coinvolgendo perfetti sconosciuti – in questo caso, l’ignaro proprietario della rivendita di cianfrusaglie a novantanove centesimi. Oltre a provocare sconcerto, la scena capovolgeva la classica (e patetica) immagine dell’assalto al negozio di alta gamma: l’accostamento di una ressa di consumatori impazienti all’umile rivendita di un immigrato aveva qualcosa di poetico e sottilmente anticonsumistico, e costringeva a riflettere sul fenomeno di cui era la parodia.
I giornalisti impegnati a denunciare corruzione e malaffare lo ripetono spesso: pochi combattono tali degenerazioni perché il cittadino medio ne è anestetizzato e non si stupisce più di niente. È un’interessante accezione del concetto di «stupore», visto come la scintilla che può scatenare l’indignazione e incoraggiare un movimento di opposizione. Nel suo libro Enchantment, Guy Kawasaki sottolinea il potere della meraviglia di sfidare le convenzioni:
La maggioranza non sempre è saggia. Può indurre comportamenti stupidi, scelte non ottimali o addirittura distruttive. La meraviglia può portare i singoli a opporsi a una maggioranza. (1)
L’impresa degli Improv è un buon esempio di esperienza magica che stimola pensieri controcorrente, ma non è l’unica. Durante una conferenza TED nel 2009, Bill Gates, fondatore di Microsoft e attivista filantropo, illustrò uno dei paradossi della società moderna: l’industria farmaceutica spende di più per curare la calvizie rispetto alla malaria, nonostante quest’ultima uccida un milione di persone ogni anno nei Paesi sottosviluppati. I farmaci contro la caduta dei capelli hanno un vasto mercato tra chi è più ricco, mentre un investimento su cure da distribuire nei Paesi più poveri è infinitamente meno redditizio.
Sapendo di parlare a un’audience composta da benestanti (un biglietto per l’evento costa settemilacinquecento dollari), Gates portò con sé un barattolo di zanzare che liberò durante il suo intervento, spiegando:
La malaria viene diffusa dalle zanzare, dunque ne ho portata qualcuna con me. Le lascerò svolazzare qua e là per l’auditorium. Non c’è alcuna ragione per cui solo i poveri debbano vivere questa esperienza! (2)
Sorpreso per il contesto militante in cui abbiamo inserito le attività sovversive degli Improv Everywhere, il loro fondatore Charlie Todd ha scritto:
Fatevi guidare da Buscema e Tomatis attraverso quel mondo di inganni, scherzi, trucchi e alternate reality games in cui siete immersi a vostra insaputa. Il libro “L’arte di stupire” (Sperling & Kupfer 2014) non solo seduce con l’idea che sia possibile incontrare la magia nella vita quotidiana, ma consente di acquisire strategie con cui modellare voi stessi nuove burle. Leggendo questo libro, sarete voi a progettare il vostro prossimo divertimento!
1. Guy Kawasaki, Enchantment, Penguin, Londra 2011, p. 3.
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