Il “Revolution touR” dei Wu Ming non si ferma mai. Da aprile sono già una settantina le date in giro per l’Italia. Non le classiche presentazioni, ma veri e propri spettacoli per parlare di L’armata dei sonnambuli (Einaudi), già arrivato alla sesta ristampa. E venerdì al Festivaletteratura di Mantova ci saranno Wu Ming 4 e Wu Ming 5 con il “Laboratorio di magnetismo rivoluzionario”, spettacolo di letture e magie ideato da Mariano Tomatis e Wu Ming, per la regia di Carlo Bono e con la partecipazione degli illusionisti e sonnambulisti Ferdinando Buscema, Angelo Cauda, Nella Zorà, Beppe Brondino.
Wu Ming 4, come mai al Festivaletteratura?
Non è il nostro ambiente ideale, è vero, ma battiamo il ferro finché è caldo. Non appariamo in tv, non abbiamo rubriche fisse su giornali o riviste, i nostri unici canali diretti col pubblico sono il blog “Giap” e gli incontri. Non siamo snob, e vogliamo esserci il più possibile. Peraltro, al Festivaletteratura c’eravamo stati già nel 2002, e a Mantova ci saremo anche stasera, alla Festa Anticapitalista.
Un’anteprima del “Laboratorio”?
No. Il “Revolution touR” ha due filoni: i concerti e gli spettacoli di magia. Il primo prevede la presentazione del libro poi un concerto del Wu Ming Contingent, e così sarà stasera. Il secondo è invece il “Laboratorio”, che è andato in scena la prima volta a Torino nel maggio scorso. Da allora è cresciuto con il tour. In certe serate alternavamo esercizi di prestidigitazione e parole sul libro, poi Tomatis ha lavorato sulla drammaturgia, ispirandosi al nostro romanzo e riprendendo i suoi studi su prestigiatori, illusionisti, mentalisti e medium. Così è nato il “Laboratorio” che presentiamo in una versione per ora definitiva al Festivaletteratura.
Di cosa si tratta?
Dura circa un’ora e mezza, Tomatis è presentatore e voce narrante, racconta una storia della magia e sul palco si alternano maghi e illusionisti. Siamo al Teatro Bibiena, conosciuto anche come Teatro Scientifico di Mantova, e tra le storie di Tomatis, le performance con trucchi classici e sparizioni, interveniamo noi leggendo e parlando del libro. Non siamo attori, ma autori, e ci uniamo ad artisti in una cornice straniante per una riflessione sulla magia, che può essere rivoluzionaria o reazionaria a seconda di come la si usa. Il mesmerismo, ad esempio, è stato per noi un punto d’ingresso alla Rivoluzione francese.
A Mantova lei parla anche di Tolkien e Le Carré.
Sì, sabato. Prima parlo dell’epistolario di Tolkien, La realtà in trasparenza, edito da Bompiani ma non più in commercio, neanche online. Un peccato: è molto citato ma spesso a sproposito, senza consultazioni dirette. Vorrei sensibilizzare su questa questione. Poi Stefano Jossa mi ha invitato al suo ciclo “Il ritorno dell’eroe”, in cui due autori parlano dei loro eroi letterari preferiti. Sono con Tullio Avoledo. Lui parla di Corto Maltese, io di George Smiley, il grigio agente segreto di Le Carré. L’ho sempre amato fin da ragazzo, anche nei film, e sarà un bel confronto con Corto Maltese.
Tratto da Repubblica, 31 agosto 2014
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