Sin dalla pubblicazione de L’arte di stupire io e Ferdinando Buscema abbiamo preso atto della spontanea viralità del concetto di esperienza magica: ogni presentazione del libro è l’occasione perché qualcuno ci racconti di averne creata una. Eccone alcune tra quelle che ci hanno colpito di più.
Luisella ci ha raccontato della volta in cui meravigliò il marito sfruttando un semplice ma ingegnoso espediente teconologico:
Uno dei capitoli del libro esplora l’arte di fare i regali e festeggiare le persone che amiamo, suscitando stupore e meraviglia. Qualche anno fa, non potendo accogliere mio marito al ritorno dal lavoro nel giorno del suo compleanno, prima di uscire di casa misi nello stereo la sua canzone preferita (“Please please please let me get what i want” dei The Smiths) premendo il tasto repeat. La canzone suonò da sola dal mattino sino alla sera, e quando lui rientrò trovò la casa inondata dalle magiche note. Sul tavolo della cucina il mio orsetto di peluche abbracciava un mazzo di fiori e teneva in grembo un biglietto per lui. Quando rientrai dal lavoro trovai mio marito ancora commosso!
Davide Diano ha recensito L’arte di stupire sul suo blog e il racconto che offre è un vero e proprio nuovo capitolo del libro: propone, infatti, un’esperienza magica non contemplata nelle nostre pagine ma particolarmente potente. Eccone un estratto:
È difficile spiegare bene cosa troverete dentro questo libro, per questo ho deciso di spiegarvi cosa mi è successo l’altro giorno. Mi è capitato di dover entrare nel pc di casa dal pc del lavoro. Mia moglie stava navigando su internet e visto che aveva il cellulare spento, ho dovuto bruscamente guidare il mouse del pc di casa, con un piccolo inconveniente. Mia moglie non sapeva che la cosa fosse possibile, per non farla spaventare troppo, ho iniziato a scrivere sulla barra delle ricerche di internet, “Sono io…” per poi proseguire con “devo cercare una cosa” solamente che alle parole scritte “Sono io…” sulla barra di ricerca, la prima cosa che esce è “Sono io la morte”. Mia moglie essendo una persona molto sensibile, mi ha raccontato che per alcuni secondi, le è rimasto il cuore in gola. [...] Con la possibilità di guidare un desktop in remoto, si possono creare veramente molteplici meraviglie. Ad esempio avrei potuto scrivere sulla barra di ricerca “Davide ama Zaira” e forse avrei suscitato uno stupore positivo in lei, oppure se avessi avuto intenzione di regalarle un viaggio, avrei potuto scrivere “in regalo per te un viaggio” magari con il link ai biglietti già pagati, senza dover per forza dire che ero io, magari facendole pensare di essere stata così fortunata da vincere un viaggio per tre alle Mauritius. Questo sarebbe regalare un po’ di magia alla vita di tutti i giorni.
Davide ha colto la dimensione magica di un’esperienza emersa senza una vera intenzionalità, traendone spunti per metterla a punto in maniera consapevole. Tra l’altro, per puro caso, la funzione di autocompletamento di Google in questi giorni completa le parole “Sono io” suggerendo – come prima opzione – “Sono io la morte”, aggiungendo all’esperienza magica un Altrove che si è manifestato in maniera del tutto imprevedibile. Brillante anche l’idea di capovolgere la narrativa funebre e di cercare uno “stupore positivo” attraverso un regalo o una dichiarazione d’amore.
Gabriele Polsinelli si è spinto ancora più in là, con un esperimento mentale davvero brillante. L’occasione gliel’ha data l’odierna ricorrenza dell’assunzione in cielo della Madonna. In una più ampia riflessione sulla Meraviglia Gabriele ha scritto:
Il quindici di agosto si festeggia l’assunzione in cielo di Maria. Perché non organizzarne una riproduzione? Un’attrice viene stesa su un tavolo, in una chiesa, davanti all’altare, con un adeguato sistema di transenne che tenga a distanza i fedeli accorsi per assistere alla ripetizione del miracolo. È coperta di veli da capo a piedi, così che nessuno possa vederle il viso. All’improvviso, inizia a sollevarsi da terra; prima piano piano, poi sempre più velocemente, e sale sale sale, finché non raggiunge il soffitto della chiesa e, all’improvviso, sparisce. Mentre tutti i fedeli gridano di stupore, la ragazza (che, ovviamente, è protetta nel modo migliore possibile), attraverso un passaggio segreto, ricompare in mezzo alla folla, dopo essersi tolta i veli ed aver assunto un abbigliamento borghese, e si unisce al coro di sorpresa. Alternativamente, si potrebbe anche optare per una più banale sparizione, visto che, di come Maria è assunta al cielo, non ci sono notizie certe. [...] Mia zia mi ha assicurato che lei uno spettacolo del genere andrebbe volentieri a vederlo; mia nonna si è dipinta sul volto un’espressione scettica (prima volta che gliel’abbia visto fare, tra parentesi).
Le opposte reazioni hanno dato a Gabriele l’opportunità di esplorare il ruolo (e l’accettabilità) dell’inganno nell’ambito religioso. In un primo tempo, l’esperienza magica gli è parsa blasfema:
L’illusionismo, che sarebbe necessario per creare una simile performance, è un’arte che si è sempre basata sull’inganno e sulla simulazione: fili robusti ma trasparenti, o simili attrezzature, e poi magari una musica molto suggestiva per “stordire” gli spettatori e, soprattutto, non far loro udire il rumore dei motori che vengono utilizzati per sollevare l’attrice fino al soffitto della chiesa… Ha senso organizzare un’esibizione di questo tipo per festeggiare una festa della religione cattolica, che da millenni va ripetendo che il suo maggiore avversario è, per l’appunto, un ingannatore?
Gabriele racconta di aver rivisto questa posizione incontrando le parole di Sam Sharpe («Scopo della magia non è ingannare il prossimo, ma incoraggiare un approccio verso la vita pieno di meraviglia») e cogliendo la necessità di superare il paradigma dell’autocelebrazione-a-tutti-i-costi:
Se è vera questa frase (e lo è, benché molti illusionisti tendano a dimenticarsene, per seguire quella motivazione ahimé fisiologica che è il desiderio di autocompiacimento), allora non solo quella mia proposta (che ovviamente resterà nei secoli dei secoli sulla carta) è valida, ma la Chiesa stessa fin dall’inizio non fa altro che illusionismo. E di ottima qualità, se è vero come è vero che ancora in molti continuano a non rendersi conto dei trucchi che utilizza: forse perché sono trucchi che non si basano sulla rapidità di mano, ma sull’altro aspetto fondamentale della magia. [...] Il prestigio, in una funzione sacra, si realizza senza che nessuno dei fedeli veda alcun cambiamento nell’ostia che diventa carne e nel vino che diventa sangue; eppure, tutti sono convinti che ciò accada, e devotamente vanno ad assumere il corpo ed il sangue di Cristo durante la comunione. Com’è riuscita, la Chiesa, ad ottenere ciò? Semplice: ha agito sul secondo livello, quello della storia. E nella sua costruzione, non ha avuto rivali: la storia che la Chiesa racconta è consistente (nel senso che ha una sua coerenza interna), forse per questo credibile, ed inattaccabile [...] un gioiello narratologico che permette di credere che sia vero un “trucco” che non è nemmeno stato eseguito materialmente.
Il post “A proposito della meraviglia” merita di essere letto nella sua interezza – e l’unico punto su cui sono meno pessimista è l’idea che la proposta della levitazione della Vergine “resterà nei secoli dei secoli sulla carta”; da anni tifo perché, per puro amore per la sorpresa, un prete concluda una messa dicendo (con Caparezza (1) ):
La messa è finita, andate affanculo.
1. Caparezza, “Felici ma trimoni”, Habemus Capa, 2006.
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