In una scena di Stardust Memories (1980) Jack dice a Sandy:

La comicità è ostilità, è rabbia. Cos’è che dice un comico quando un suo spettacolo è andato bene? Li ho stesi tutti. Gridavano. Li ho messi sotto. Me li sono mangiati. (1) 

Dopo gli spettacoli di magia, i commenti di molti illusionisti sono dello stesso tenore:

Questa sera li ho uccisi. Quell’effetto magico è stato devastante. Gliel’ho messo in quel posto senza che se ne accorgessero.

Attraverso la riflessione di Jack, Woody Allen coglie un tratto distintivo dell’atteggiamento di tanti artisti verso il pubblico. Prima ancora di cercare spiegazioni o individuare alternative, sarebbe prezioso prendere coscienza di tale ostilità. Portare a galla gli elementi che incoraggiano tale atteggiamento è un esercizio interessante.

All’inizio del Novecento la Cibalgina regalava ai clienti un piccolo gioco di prestigio telepatico intitolato «Il mago Sabino» – un’espressione milanese attestata sul dizionario Milanese-Italiano (1841) di Francesco Cherubini:

Le istruzioni riportate (“Regolamento”) fanno riferimento all’interlocutore del mago con il termine di “avversario”:

Il passo per trasformare il gioco di prestigio in una sfida da cui uscirà uno e un solo vincitore è breve (e insidioso). Il mercato, a sua volta, non ha nulla da guadagnare dalla diffusione di una mentalità meno aggressiva: l’aggettivo “killer” qualifica le doti dei migliori trucchi in circolazione e molte pubblicità promettono effetti comparabili – in quanto alle performance che si possono ottenere – all’allungamento del pene.

Nel 2012 ho dedicato un libro a questo lato in ombra della magia. Te lo leggo nella mente è un’introduzione all’arte del mentalismo che prescinde dai “trucchi”, mettendo in primo piano ciò che di solito resta nascosto: i risvolti etici e ideologici dell’illusionismo. Molti lettori non hanno gradito, lasciando su Amazon commenti di fuoco sulla mancanza di “metodi pratici” tra le mie pagine; una delusione che avevo anticipato citando quegli stessi recensori all’interno del libro, attraverso le parole di alcuni studenti che volevano imparare a usare una telecamera:

Nella seconda metà del Novecento sono stati pubblicati centinaia di libri, videocassette e DVD didattici sul mentalismo. L’avvento di Internet li ha resi accessibili con pochi clic, abbattendo l’aura esoterica che per anni aveva avvolto i sotterfugi più ingegnosi. Come un adolescente di fronte a un film pornografico, chi si avvicina al mentalismo è esposto – tutto in una volta – al materiale più hard, perdendo l’innocenza prima di avere apprezzato il lento e piacevole indugio dei preliminari. Resistere alla tentazione del «tutto e subito» è un’impresa. Il rischio è di cadere in una bulimia incontrollata, accumulando informazioni di tutte le qualità, senza alcun criterio che consenta di separare la mediocrità dall’eccellenza. Nel mare magnum di trucchi venduti su eBay, svelati su YouTube, commentati su Twitter e condivisi su Facebook, il mentalista è abbandonato a se stesso, senza l’indicazione di un percorso di crescita artistica coerente. Il primo passo da fare per orientarsi in una tale giungla è liberarsi dell’illusione che il cuore del mentalismo si nasconda nei suoi aspetti tecnici, vale a dire i trucchi che rendono possibili le dimostrazioni sopra elencate. Si tratta dello stesso errore di quegli studenti che, durante un’assemblea, si lamentavano della poca «praticità» dei corsi di laurea: «Qui a Scienze della comunicazione non ci insegnano un mestiere, per esempio a usare una telecamera, ma ci fanno leggere Benjamin! A che ci serve?» L’insegnante d’arte Serena Giordano commentò che «la videocamera si impara a usare in una settimana, sul posto di lavoro, mentre senza avere letto Benjamin non è semplice avere un’idea originale su che cosa riprendere con quella videocamera». (2) 

Woody Allen, Stardust Memories (1980).


Note

1. “Comedy is hostility. What is it the comedian says when his jokes are going well? I murdered that audience. I killed ’em. They screamed. I broke ’em up.”

2. Mariano Tomatis, Te lo leggo nella mente, Sperling & Kupfer, Milano 2012. La citazione di Serena Giordano è tratta da Disimparare l’arte. Manuale di antididattica, Il mulino, Bologna 2012, p. 91.

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