Quest’anno i fatti raccontati nel romanzo 54 dei Wu Ming compiono 60 anni. La ricorrenza ha ispirato un curioso esperimento su Twitter, una sorta di viaggio nel tempo che Luca Pisapia ha raccontato così:
Dai primi giorni di gennaio è cominciato sulla piattaforma di Twitter all’indirizzo @54livetweet un live tweeting del romanzo […] Sul social network sono postate dagli autori e dai lettori delle brevi frasi di 140 caratteri estrapolate in ordine cronologico dal romanzo in questione. (1)
Sin dalla sua nascita Twitter è stato usato per raccontare in diretta gli avvenimenti storici; recentemente ad alcuni utenti è venuta l’idea di farlo in differita, fingendo di twittare dal passato. Nel 50° anniversario dell’attentato in cui perse la vita John Kennedy History Channel ha curato il live tweeting della visita del presidente nella città di Dallas, raccontandolo minuto per minuto, con 50 anni esatti di ritardo. Questo il tweet lanciato poco dopo le 12.30 del 22 novembre 2013 per fare un’ipotesi sull’origine delle pallottole che avevano colpito Kennedy:
Invitando i lettori a contribuire all’esperimento, i Wu Ming l’hanno descritto come
un modo collaborativo di ri-narrare e anche riscoprire il romanzo, portandolo su un’altra piattaforma, accompagnando lo sviluppo del plot con l’ausilio di link, immagini, video, cinegiornali d’epoca.
Trattandosi di un romanzo storico, 54 gioca su una particolare tensione tra invenzione e storiografia, offrendo la possibilità di esplorare in modi inconsueti l’intricato rapporto tra fiction e non-fiction. Pisapia sottolinea l’ulteriore
possibilità di mettere in relazione i vecchi e i nuovi media che la tecnologia mette a disposizione per viaggiare nel tempo non come passivi fruitori ma come attivi esploratori.
Lavorando come tecnico della Meraviglia, l’idea di un time-travel live tweeting mi sembrava densa di potenziale creativo. Ho pensato di accostarmi al progetto in modo obliquo, cercando un punto di ingresso in linea con i miei interessi. L’ho trovato sulle orme di un uomo vissuto cento anni fa nel Bronx: il suo nome era Charles Fort (1874-1932).
Fort (2) fu uno scrittore newyorchese che collezionò per una vita notizie insolite e ignorate dalla scienza, ritagliandole dai giornali e custodendole in centinaia di scatole da scarpe. Il suo impegno fu talmente sistematico da ispirare numerosi seguaci: nacquero associazioni intitolate al suo nome, allo scopo di proseguire il meticoloso lavoro di raccolta e catalogazione. Alcune sopravvivono ancora oggi, e l’aggettivo “fortiano” è entrato nel linguaggio comune per etichettare fenomeni anomali in contrasto con le conoscenze scientifiche.
Leggere le raccolte di Fort può impressionare perché i fatti elencati non provengono dalla fantasia di un abile scrittore dell’orrore: ogni storia era tratta da cronache dell’epoca, e Fort specificava diligentemente la fonte, il luogo e la data in cui era avvenuta. Ciascun racconto conteneva un elemento che non tornava, eppure si era svolto nel mondo in cui viviamo. Accostando al mondo ordinario dettagli assurdi, Fort collocava il lettore in quella che lo studioso delle religioni Jeffrey Kripal chiama “zona del crepuscolo tra reale e immaginario”. (3)
L’accademico dell’Università di Chicago ritiene che i libri del collezionista statunitense possano offrire un’esperienza magica a chi li legge. Essi infatti
[…] integrano il lettore nel mondo fantastico che ritraggono. È l’esitazione del lettore tra una lettura naturale, riduttiva e immaginaria da un lato e una lettura soprannaturale, occulta e realistica dall’altra a costituire la prima e più importante condizione del fantastico. Fort la provoca attraverso la natura delle sue fonti che, dopo tutto, sono spesso giornali che riportano nomi di luoghi reali e date reali che descrivono eventi reali avvenuti nello stesso mondo in cui abita il lettore. (4)
Concepii un approccio fortiano al time-travel live tweeting: se lo scrittore del Bronx avesse passato in rassegna i giornali del 1954, quali ritagli avrebbe conservato nelle sue scatole di cartone? Quali risvolti assurdi, bizzarri, anomali e terrificanti sarebbero emersi da una lettura sistematica dei quotidiani di sessant’anni fa?
Battezzai la mia scatola da scarpe The Odd Side of 54 – il lato bizzarro “del” (o “di”?) ’54 – e iniziai a sfogliare i giornali dell’epoca. Spalancando il vaso di Pandora.
Dall’inizio del 1954 non sono ancora trascorsi due mesi, ma dalle pagine interne dei giornali sono già emersi licantropi, mostri, fantasmi, morti viventi, casalinghe che risorgono e addirittura la donna cannone.
Il 16 febbraio mi sono imbattuto nel più grande fachiro torinese del XX secolo. Si faceva chiamare Gücia (“ago” in dialetto piemontese), abitava a pochi isolati da casa mia ed ebbe una vita rocambolesca e violenta: un protagonista della “città magica” di cui si era persa memoria, le cui imprese stanno emergendo poco alla volta da una lettura dei quotidiani degli anni Trenta che ne raccontavano le gesta. Un incontro serendipico, dovuto al fatto che il suo cadavere fu rinvenuto il 16 febbraio 1954 (60 anni fa esatti) e La Stampa dedicò al caso alcuni articoli nella cronaca nera. Una storia tragicamente attuale, quella di Gücia, e perfino difficile da raccontare: l’uomo picchiava frequentemente la compagna, finché lei pose fine alle violenze uccidendolo a martellate. Il modo in cui il giornale inverte i ruoli tra vittima e carnefice – ritraendo l’uomo come il bersaglio di una psicopatica – ricalca un trito cliché maschilista. Curioso: si parte dall’insolito per ritrovarsi in quello che si rivela insopportabilmente (e inesorabilmente) solito.
Altre volte, passato e presente interagiscono in modi stravaganti. Il 29 gennaio i deputati del Movimento 5 Stelle invadono per protesta i banchi del Governo. L’onorevole Alessandra Moretti viene aggredita dal collega Massimo De Rosa.
Tweet di Alessandra Moretti, 29 gennaio 2014.
Alcuni studenti delle scuole superiori assistono allibiti allo scambio. L’onorevole Mario Scelba suggerisce di vietare ai minorenni l’accesso al Parlamento, e il 31 gennaio La Stampa riporta così la notizia:
Tra le due notizie sono trascorsi 60 anni, ma il nastro è da riavvolgere all’indietro.
La natura di ciò che sta emergendo dall’approccio fortiano al time-travel live tweeting è ancora confusa e indefinita. Di sicuro, non ha nulla a che vedere con il trash paranormalista e complottardo di Voyager o Mistero. Non c’è bisogno di abdicare alla ragionevolezza per apprezzare la continua irruzione dell’impossibile nel quotidiano: la sua immancabile presenza sulle pagine dei quotidiani porta il fantastico nel mondo reale senza alcuna forzatura, mostrando che il mondo reale è già fantastico; di più: lo è sempre stato. Così facendo, l’insolito confonde inesorabilmente i confini tra immaginario e reale, diffondendo in modo sistematico quello che Kripal chiamava «il seme di una confusione metafisica.» (5) Un ingrediente fondamentale per il reincanto del mondo.
L’apporto di Charles Fort al magic experience design e le analisi di Jeffrey Kripal sulla dimensione narrativa del paranormale saranno oggetto di una delle stanze del libro L’arte di stupire (Sperling&Kupfer 2014), in libreria dal 1° aprile 2014.
2. Il ritratto di Charles Fort è di Justin Gray ed è tratto da qui.
3. Jeffrey J. Kripal, Authors of the Impossible, The University of Chicago Press, Chicago (Illinois) 2010, p. 123.
4. Ivi, p. 105.
5. Ibidem.
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