Ne L’ultima lezione (Rizzoli 2008) Randy Pausch racconta una storia che gli accadde quando aveva dodici anni.
Mentre si trovava a Disney World, acquistò una piccola saliera da regalare ai genitori. Appena fuori dal negozio, il souvenir gli cadde di mano rompendosi e lui scoppiò in lacrime. I commessi fecero quello che mai si sarebbe aspettato: si scusarono di averlo imballato male e gliene regalarono uno in sostituzione. Randy ricorda quell’istante usando queste parole:
Non solo ero grato, ma anche incredulo. Io e mia sorella uscimmo da quel negozio completamente scioccati. (1)
Osservando la scena con l’occhio del mago, mi ha sempre colpito la sua scelta delle parole. Come lo spettatore di fronte a un bel gioco di prestigio, Randy è “incredulo” e “scioccato” per ciò che accade – ma con un ingrediente in più: una gratitudine più profonda rispetto a quella che si tributa di solito a un bravo illusionista. Più ci pensavo, più mi rendevo conto che i commessi di quel negozio avevano compiuto qualcosa di magico. Al di fuori di un contesto teatrale. Senza bisogno di carte truccate, specchi o doppi fondi. Se – come recitano tutti i manuali di illusionismo – è l’effetto di sorpresa che conta, essi sono stati a tutti gli effetti dei maghi inconsapevoli.
Scorgevo un ingrediente magico mai trovato su alcun manuale di magia: in una società dominata dall’indifferenza e dal culto del denaro, mettere al centro l’individuo può provocare incredulità e sbigottimento.
Ferdinando Buscema aveva coniato un termine perfetto per descrivere questo tipo di magia alla portata di tutti: magic experience design, “progettazione di esperienze magiche.” Fu la persona giusta con cui orchestrare una raccolta sistematica di storie di questo tipo. Ne è emerso uno dei più insoliti libri di magia mai concepiti: un manuale per diventare maghi nella vita quotidiana, senza usare carte da gioco, fascinazione ipnotica e seghe circolari. Una raccolta di ingredienti che non troverete nei libri dei prestigiatori; astuzie che allargano la definizione di “magia” a cui siamo abituati e ne portano a compimento la vocazione più preziosa: quella di fare “hacking” della realtà – e dunque di cambiare il mondo.
Uscirà il 1° aprile per l’editore Sperling & Kupfer e si intitolerà L’arte di stupire.
1. Randy Pausch, L’ultima lezione, Rizzoli, Milano 2008, p. 188.
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