Per diventare maghi non c’è bisogno di un palcoscenico, di un cappello bizzarro o di una valigia piena di trucchi. La vita quotidiana offre mille occasioni per creare situazioni insolite o addirittura impossibili, irrompendo nella realtà con eventi che sembrano in tutto e per tutto magici. Per definire un’attività tanto affascinante, Ferdinando Buscema ha coniato il termine di Magic Experience Design (“progettazione di esperienze magiche”). Per apprezzarne le potenzialità, eccone tre esempi particolarmente suggestivi, che coinvolgono il concetto di Tempo e offrono motivi di riflessione sul Passato, il Presente e il Futuro.
Da qualche giorno è in libreria la ristampa del Codex Seraphinianus, uno dei libri più affascinanti e misteriosi mai concepiti. Realizzato da Luigi Serafini tra il 1976 e il 1978, è composto da circa 360 pagine e ha l’aspetto di una bizzarra enciclopedia. La grafia con cui è scritto, però, è indecifrabile: quello di Serafini è un elegante corsivo che non riproduce alcuna lingua esistente o immaginaria.
Numerose immagini di gusto surrealista offrono al lettore qualche vago indizio sul contenuto del libro, senza però risolvere alcun mistero – e anzi, rendendolo più fitto.
Il Codex offre un’esperienza magica avverando un desiderio impossibile: quello di rivivere una sensazione tipica dell’infanzia. Come scrive Serafini:
Vi ricordate quando da piccoli sfogliavamo i libri illustrati e, fingendo di saper leggere, fantasticavamo sulle loro figure, davanti ai più grandi? Chissà, pensai, forse una scrittura indecifrabile e aliena ci avrebbe reso liberi di rivivere quelle vaghe sensazioni infantili. Cercare questo nuovo alfabeto mi sembrò allora la cosa più urgente da fare. (1)
Nel periodo natalizio la città di Torino accende le “Luci d’Artista”, installazioni luminose che decorano le principali strade e piazze del centro. L’opera di Luigi Mainolfi si sviluppa lungo via Lagrange e riproduce, attraverso migliaia di lampadine colorate, un racconto scritto con l’autore torinese Guido Quarzo: “Luì e l’arte di andare nel bosco”. (2)
Se leggi la storia cliccando qui, farai un tipo di esperienza. Se invece percorri via Lagrange dall’inizio alla fine, impiegherai circa un quarto d’ora a leggere le stesse parole. Nel frattempo, il tuo sguardo incrocerà quello dei passanti, cadrà su una vetrina e si lascerà distrarre dall’elegante architettura di un palazzo. La lettura sarà frammentaria: seppure le parole luminose siano esattamente le stesse, l’occhio non riuscirà a coglierle con un solo sguardo. Il ritmo sarà dettato dalla velocità dei passi, e lo sforzo mentale di collegare ciascuna frase alla precedente sarà ostacolato dai mille stimoli circostanti.
La vicenda raccontata da Guido Quarzo è – già su carta – una sequenza di immagini, suoni e situazioni surreali; se è già difficile “tenerla insieme” durante una lettura convenzionale, la frammentazione operata da Mainolfi aggiunge un ulteriore elemento di spaesamento – offrendo a chi percorre la strada torinese una suggestiva esperienza magica, in cui la razionalità perde ogni potere e chi legge è costretto a lasciarsi cullare dai ritmi lenti e ipnotici orchestrati da balene, orchi, elefantesse e sonagli. “Luì e l’arte di andare nel bosco” invita a immergersi nel Presente con la lentezza imposta da una piena consapevolezza, e premia un approccio aperto al surreale, frustrando ogni tentativo di “smontare” razionalmente il meccanismo. Ma è un invito sommesso: chi ha fretta può risparmiarsi la magia, cliccare sul link sopra e divorare il racconto in un battibaleno.
Non è facile, per chi è giovane, immedesimarsi nelle persone anziane e intuire quali limitazioni fisiche produca l’invecchiamento.
Per consentire agli studenti di geriatria di “immergersi” per qualche ora nella sensazione di essere anziani, il tedesco Wolfgang Moll ha creato una tuta magica (in vendita qui): si chiama GERT ed è un abito la cui struttura simula una serie di impedimenti legati alla Terza Età. Lenti opache simulano i problemi di vista, cuffie insonorizzanti impongono limitazioni all’udito, giunture rigide riproducono gli ostacoli nella mobilità della testa, delle articolazioni e della capacità di presa. Il peso della tuta simula la perdita di forza e della capacità di coordinazione. Alcune espansioni della tuta fanno vivere, a chi la indossa, altre limitazioni tipiche della vecchiaia: il “simulatore di tremore” riproduce il tremore senile, le “sovrascarpe” costringono a mantenere un’andatura incerta, il “simulatore di emiparesi” simula una paralisi unilaterale.
L’esperienza magica di vivere anticipatamente la vecchiaia ha effetti straordinari sui giovani, incentivando l’empatia nei confronti degli anziani. Una ricerca svolta presso l’Università di Würzburg (pubblicata qui) ha mostrato che la capacità di immedesimarsi di 125 studenti saliva al 90% dopo aver indossato la tuta per un’ora e mezza. (3)
1. Luigi Serafini, Decodex, RCS Libri, Milano 2013, p. 7.
2. Guido Quarzo e Luigi Mainolfi, Luì e l’arte di andare nel bosco, Hopefulmonster, Firenze 2002.
3. Anja Kwetkat, Walter Swoboda, Katrin Singler, “Instant Aging – Ein Erfahrungsbericht aus der medizinischen Lehre”, Zeitschrift für Medizinische Psychologie, Vol. 20, N. 4 (2011), pp. 185-187.
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