Oggi a “La Repubblica delle Idee” diversi appuntamenti attirano l’attenzione di un mago. A mezzogiorno Marco Pesatori racconta i segreti delle narrative che costituiscono gli oroscopi. Alle 19 va in scena Orhan Pamuk, i cui best seller – più di tutti Il museo dell’innocenza – sono dispositivi magici in cui immergersi per sperimentare il senso di incanto che nasce quando i confini tra romanzo e realtà si fanno sfumati. Ma l’appuntamento a cui tengo di più è quello che vedrà impegnati – alle 13 – Michela Murgia, Loredana Lipperini e Adriano Sofri.
Tema dell’incontro L’ho uccisa perché l’amavo sarà il femminicidio, a cui le due scrittrici hanno dedicato l’omonimo libro edito da Laterza. Lo stesso libro ha ispirato in modo determinante il documentario che ho recentemente realizzato sull’argomento: il femminicidio visto dagli occhi di un professionista che si occupa di storia dell’illusionismo e narrative teatrali.
Se dall’epoca di Georges Méliès la donna è stata usata nei teatri come oggetto di scena per confermare il potere di un uomo, le narrative proposte sono diventate via via più crudeli. Nel 1921 è nato a Londra il numero della “donna segata in due”, che ha poi generato decine di varianti sempre più lugubri e raccapriccianti. Ma se in quegli anni si trattava di un (discutibile) gesto politico, volto a limitare il potere delle sostenitrici del voto femminile, oggi lo scempio simbolico delle donne prosegue indisturbato nei teatri di tutto il mondo. Le donne continuano a essere trafitte, impalate, schiacciate e torturate tra gli applausi. Donne a metà è il mio sguardo su tale fenomeno.
E per chi sarà a Firenze, riconoscermi sarà facile. Sarò quello con la cenere sul capo.
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