Esistono luoghi che agiscono come magneti, attirando a sé gli artisti su cui pende la maledizione di un numero fatale?
Il Barney’s Beanery sorge sulla mitica Route 66 di fronte all’Holloway Motel, dove ho trascorso dieci giorni durante il mio recente viaggio a Los Angeles.
La storica birreria di West Hollywood ospita oggi una placca commemorativa sul punto del bancone dove Jim Morrison (1943-1971) era solito sedersi (più sapida, la guida Lonely Planet aggiunge che in quel punto Morrison pisciò sul pavimento). Jimi Hendrix (1942-1970) era un abituale frequentatore del locale, dove si può ancora mangiare enormi hamburger al costo di pochi dollari. Il 4 ottobre 1970 Janis Joplin (1943-1970) bevve qui il suo ultimo drink, prima di chiudersi in un motel e morire di overdose.
Morrison, Hendrix e Joplin fanno tutti parte del “Club 27” – un’ideale congrega che riunisce post mortem gli artisti deceduti tragicamente all’età di 27 anni. Concepito nel 1971 in seguito alla morte dei tre frequentatori del Barney’s Beanery (e del chitarrista dei Rolling Stones, Brian Jones), il circolo comprende oggi molti altri artisti, il più noto dei quali è Kurt Cobain. L’ultima “artista maledetta” a entrare nel tragico club è stata Amy Winehouse.
Al “numero che uccide” sono stati dedicati un film e un libro, ma anche uno studio statistico sul British Journal of Medicine: “Is 27 really a dangerous age for famous musicians? Retrospective cohort study”. Il gruppo di studiosi coordinato da Martin Wolkewitz ha preso in considerazione 1046 cantanti e musicisti che tra il 1956 e il 2007 hanno raggiunto con un album il primo posto nelle classifiche inglesi. Da Frank Sinatra (che scalò le classifiche nel 1956 con Songs for Swingin’ Lovers!) a Leona Lewis (che nel 2007 raggiunse la vetta delle chart inglesi con Spirit), gli oltre mille artisti sono stati inseriti in un grafico che tiene traccia della vita di ciascuno; ogni riga grigia diagonale corrisponde a una vita, e i pallini contrassegnano i 71 decessi rilevati (ad esempio, il segmento più in alto rappresenta la vita di Perry Como, che entrò in classifica nel 1974 a 61 anni e morì a 88 anni nel 2001).
La riga rossa orizzontale, in corrispondenza dei 27 anni, rileva soltanto 3 decessi e l’intera analisi statistica non identifica alcun picco significativo in quell’età.
I numeri mettono in luce, piuttosto, un peculiare raggruppamento di decessi tra i 20 e i 40 anni, concentrato negli anni Settanta e nei primi Ottanta. Tale fenomeno si interrompe bruscamente, e secondo gli autori ciò potrebbe essere dovuto al miglioramento dei trattamenti medici contro l’overdose da eroina e forse al passaggio dall’hard rock degli anni Settanta al pop degli anni Ottanta.
Il 27 non è l’unico numero assassino: scopri gli altri nel mio libro Numeri assassini (Kowalski 2011).
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