Aeroporto di Torino Caselle, ore 9:47. A pagina 33 di Repubblica di oggi Antonio Tabucchi mi dà il buongiorno:
Essere scrittore non vuol dire solo maneggiare le parole. Significa soprattutto stare attenti alla realtà circostante, alle persone, agli altri. Ho l’impressione che se c’è una disattenzione da parte tua è perché stai facendo troppe cose e hai troppi fronti aperti. Questo rende frettolosi, e nuoce alla scrittura. Una volta alla settimana chiuditi in camera tua, stacca il telefono e mettiti a fissare il muro per un pomeriggio. Senza fare nient’altro che fissare il muro. È un’ottima scuola di scrittura. Io lo faccio ancora oggi, alla mia età. Svuotati la testa; metti un disco di Schubert, apri a caso i Dubliners e vedrai che ti dimentichi di quello che sulla pagina culturale del Corriere Tizio ha scritto di Caio e cosa ha replicato Caio su Io donna. (1)
1. Antonio Tabucchi, “Essere scrittore” in Repubblica, 1.4.2012, p.33.
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