Tempo fa, nel mio “Laboratorio di magia e matematica”, sottolineavo il ruolo dello stupore in ambito didattico per stimolare l’indagine e l’apprendimento.
In questo frammento Eric J. Wilson affronta lo stesso tema (1) citando un’idea di Walker Percy tratta dal suo “The Loss of the Creature” (2) :
La maggior parte degli studenti va a lezione di biologia convinta che imparerà qualcosa sui fondamenti dell’anatomia. Il professore distribuisce rane da dissezionare. Mentre si mettono all’opera con il bisturi, gli studenti non vedono affatto quelle specifiche rane. Tutto quello che percepiscono sono i rapporti anatomici astratti esemplificati da ciò che hanno davanti. La rana particolare non è un essere in sé e per sé, un lucido verde oliva maculato da cui sporgono due occhi indifferenti; è solo un “esemplare” di anatomia. Lo stesso capita con le lezioni di inglese. Gli studenti arrivano convinti di poter giungere a comprendere la natura del sonetto. Il professore distribuisce un giorno la prima grande poesia di Keats, On First Looking into Chapman’s Homer, e, con il suo aiuto, gli studenti cercano di imparare rapidamente come funziona questa poesia in quanto sonetto, in quanto “esemplare” di sonetto. Cosi facendo, perdono l’irripetibile concretezza dell’opera di Keats, le sue fenomenali peculiarità, le sue immagini indimenticabili, le sue rime movimentate. [Walker] Percy offre un’utile raccomandazione: i professori di biologia dovrebbero un giorno sorprendere gli studenti distribuendo sonetti e quelli di inglese stupirli portando in classe rane morte. Un comportamento così poco ortodosso scioccherebbe gli studenti e li distoglierebbe dall’autocompiacimento, dalla dipendenza da astrazioni inoffensive, e li costringerebbe a osservare le cose senza sovrastrutture: belle e strane. Privati delle consuete immagini interiori, non avrebbero niente a proteggerli dalla meravigliosa stranezza del mondo. Una volta sopraffatti da quest’impeto di tensione, quegli stessi studenti continueranno probabilmente per il resto dei loro giorni a darsi da fare per stupire se stessi, per scardinare gli schemi familiari. Andranno al Louvre sperando di liberarsi di anni di magliette e cartoline e avere un’esperienza autentica della procacità enigmatica di Monna Lisa. Si recheranno a vedere il monte Bianco sognando la vertigine della neve d’alta quota.
1. Tratta da Eric G. Wilson, Contro la felicità – Un elogio della melanconia, Guanda, Parma 2009, pp.111-112.
2. In “The Loss of the Creature” (1954) Walker Percy è ancora più scioccante. Prima di proporre lo scambio tra rana e sonetto, il semiologo suggerisce due alternative. La prima è quella di far esplodere una bomba nel laboratorio di biologia. Al suo risveglio, lo studente si troverà a un passo dal corpo della rana, e la sua percezione dell’animale sarà molto diversa da quella che avrebbe di fronte a un vago esemplare anatomico. La seconda alternativa è quella di dissezionarla a mani nude, senza far uso degli strumenti sterili e scientificamente rigorosi: ciò porterà alla luce le viscere nella loro sfavillante realtà, allontanando la rana dal ruolo archetipico di “esemplare”.
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