Lo confesso. Quando mi capita sotto gli occhi, leggo il mio oroscopo. Ma non lo faccio per smascherarne le astuzie psicologiche, o metterne in luce l’ovvia ambiguità.

A svelarmi la natura del (segreto) piacere che ne traggo è stato Maurizio Ferraris, nel suo articolo “L’egemonia zodiacale” (1) .

Il filosofo Theodor W. Adorno (1903-1969) riconosceva, nei teleromanzi a puntate, una struttura simile a quella degli oroscopi: “Prima guai, ma alla fine tutto si accomoda”. Commenta Maurizio Ferraris:

Quello che si chiede all’oroscopo è lo script della nostra vita [...] Agli oroscopi chiediamo quella stessa funzione socializzante (“di che segno sei?”) e di catarsi che si cerca nei miti antichi e nelle mitologie moderne o postmoderne: una narrazione che ci faccia sentire parte di una comunità e ci tranquillizzi, fosse pure soltanto mettendo ordine negli eventi. Rispetto al narratore classico, la pretesa dello scrittore di oroscopi sta nel rivolgersi proprio a noi, e più che di “stelle su misura” si potrebbe parlare di “racconti su misura”: c’è posta per te, ogni giorno, il messaggio dell’imperatore è arrivato proprio a te attraverso il geniale espediente dei segni zodiacali, lo trovi tra la pagina dello psicologo e quella dei cuori infranti

Il filosofo conclude assolvendomi. Lo scettico che legge l’oroscopo non è diverso da chi si commuove al cinema:

All’oroscopo di giornale non chiediamo previsioni, ma prospezioni e prospettive, il Senso, nella sua forma più semplice e cordiale, cioè appunto la Narrativa. L’oroscopo mediatico è un breve racconto a lieto fine i cui protagonisti siamo noi. Da qualche parte, nelle stelle, forse, ma di sicuro nel computer di un astrologo, qualcuno si è preso la briga di scrivere la sceneggiatura della nostra vita. Che dunque non soltanto (e malgrado le infinite prove contrarie) ha un senso, per giunta scritto in alto loco, ma un senso positivo, perché (ecco che cosa dice l’oroscopo tutti i giorni, e anche qui malgrado le infinite prove contrarie e contro ogni evidenza razionale) alla fine “andrà tutto bene”.

Sul lato “narrativo” dell’oroscopo aveva già scritto Umberto Eco nel suo Il pendolo di Foucault:

Stare al mondo in modo dignitoso vuol dire correggere giorno per giorno il proprio oroscopo.

Non a caso, diverse correnti psicologiche moderne si concentrano, per “curare” l’individuo, sulla narrativa con cui egli genera la propria organizzazione mentale; la storia della nostra vita non è che la rielaborazione – in un ininterrotto monologo – di una serie di narrazioni che ci raccontiamo, sogniamo, immaginiamo e ci vengono raccontate da altri. In questo scenario, l’oroscopo è la pagina aperta a caso che può rimandare un’immagine insolita, inedita, inaspettata: un impulso creativo attraverso cui correggere, giorno per giorno, lo script che ci definisce.

Perché, come scriveva Alain de Botton,

La differenza tra speranza e disperazione si riduce all’abilità di elaborare storie diverse a partire dagli stessi fatti.


Note

1. Maurizio Ferraris, “L’egemonia zodiacale”, Repubblica, 2.10.2010

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