Amo Raymond Smullyan perché è un esponente della filosofia che preferisco.

Dividerei approssimativamente i filosofi in due categorie, i “folli” e i “raziocinanti”. Tra le due categorie, preferisco la prima. I filosofi raziocinanti si distinguono per la loro sobrietà, decoro, razionalità, capacità analitica e tante altre cose. Un loro punto di vantaggio è che, spesso, riescono a essere razionali. I filosofi folli sono caratterizzati dalla loro pazzia, spontaneità, senso dell’umorismo, totale libertà dalle più basilari convenzioni di pensiero, amoralità, bellezza, divinità, naturalezza, ispirazione poetica, assoluta onestà, libertà da inibizioni, contrarietà, gusto per il paradosso, mancanza di disciplina e un non so che di... yum-yum! Il loro più grande punto di vantaggio è che si avvicinano di più alla verità rispetto ai raziocinanti! Molti filosofi della “scuola raziocinante” lo metteranno certamente in dubbio, e mi chiederanno se posso “dimostrare” questa mia affermazione. La mia risposta è: «Certamente, e con facilità, a condizione di poter fornire una prova folle piuttosto che una prova razionale.» Ma credo che non me lo permetteranno! [...] La filosofia folle è una delle cose più piacevoli al mondo, è illuminante sotto tutti i punti di vista, ed è un prerequisito assoluto per capire le cose nella loro natura più vera. Una cosa meravigliosa, a proposito di questo folle processo, è che rende le persone ancor più amorevoli, amabili e tolleranti. Se uno diventa folle abbastanza, anche la ragionevolezza – normalmente così noiosa – diventa dopo un po’ tollerabile. Ad un grado più alto di follia, l’intera dualità tra follia e ragionevolezza viene trascesa, e le due sembrano realmente la stessa cosa. Non sono affatto contro la filosofia raziocinante. Secondo me, il suo scopo più alto è quello di mostrare, per contrasto, quanto sia meravigliosa la filosofia folle. (1) 


Note

1. Raymond Smullyan, This Book Needs No Title, New York, Prentice-Hall, 1980.

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