Nel cuore delle tenebre, [Hill] vede brillare un piccolo raggio di luce, che dura solo un istante [...] Un odore sulfureo e bitumoso si spande attorno a lui; l’aria risuona dei rumori più spaventosi [...] Egli distingue voci querule e gementi che annunciano dolore e disperazione: cade il silenzio, ma presto è interrotto da una voce di tuono che fa tremare i vetri, pronunciando queste parole: Stolto, colui che non crede alla magia bianca, trema! Ecco l’inferno con la sua diavoleria.
Immediatamente avverte due o tre scosse di terremoto, poi sente un rumore sotterraneo simile a quello del mare. Nel mezzo del tuono e dei suoi lampi, vede apparire tre scheletri che, digrignando i denti, agitano il loro mucchio d’ossa, e fanno scricchiolare le braccia scuotendo delle torce accese, la cui pallida luce aumenta ancora l’orrore del luogo. Il signor Hill sul punto di sentirsi male, sente una voce che gli dice: «Tranquillizzati, il gioco di prestigio è finito.» In quel momento le torce si spengono, gli scheletri spariscono e si aprono le finestre. [...] Il velo che copre le ricreazioni fisiche, e lo stupore che hanno prodotto, talvolta, su alcuni spiriti, hanno fatto guardare come una specie di Magia ciò che è soltanto una tela di sottigliezze [...] L’oscura catacresi (o metafora) vi diventa un dovere, e mille oggetti confusi possono far vedere, ai Lettori stupiti un’immagine magnifica, come se si mostrasse la lanterna magica.