Gustavo Rol
/ Piero Bianucci
Illusioni da prestigiatore
Se Gustavo Rol sia stato davvero dotato di poteri paranormali è tuttora controverso. Limitiamoci a qualche dato biografico. La famiglia di Rol era dell’alta borghesia torinese: il padre, Vittorio, fu direttore della Banca Commerciale di Torino e delle agenzie del Piemonte; la madre era figlia dell’avvocato Antonio Peruglia presidente del tribunale di Saluzzo.
Terzo di quattro figli, Gustavo frequentò l’Istituto Sociale sotto i Gesuiti. Non era un bambino prodigio (in terza ginnasio venne rimandato), ma già da piccolo intratteneva i parenti con giochi di prestigio e suonando pianoforte e violino. Entrò alla Banca Commerciale, fu mandato a fare il tirocinio a Marsiglia, poi a Parigi, Londra ed Edimburgo. Riuscì a laurearsi in Legge all’Università di Torino; a Londra ottenne una seconda laurea in Economia e a Parigi una terza in Biologia medica, alla scuola di Jacques Monod, il futuro premio Nobel.
A Parigi conobbe Elna Resch-Knudsen, figlia di un ministro norvegese, che sposò nel dicembre 1930. Acquistò allora una palazzina in via Silvio Pellico 31, all’angolo con corso Massimo d’Azeglio, che diventerà teatro dei suoi “esperimenti”. Alla morte del padre lasciò la Banca Commerciale per dirigere la banca Donn del Sestrière ma nel ’34 si ritirò per dedicarsi al commercio di antichità e alla pittura. Richiamato alle armi nel ’39, dopo l’8 settembre, con tutta la famiglia, fiancheggiò la Resistenza, operando a favore dei partigiani catturati dalle truppe tedesche. Morì il 22 settembre 1994, a 91 anni. Mai dimostrati rimangono i suoi pretesi incontri con Mussolini e con Einstein; centinaia di persone però hanno testimoniato i suoi prodigi, per i quali non volle mai compensi in denaro, ma neanche controlli scientifici.
Laureato in informatica e illusionista di professione, Mariano Tomatis ha appena pubblicato il primo libro che analizzi in modo critico i “fenomeni paranormali” prodotti da Gustavo Rol.
«Non l’ho mai incontrato – dice – e quindi non posso parlare per esperienza diretta. Ho però esaminato tutti i racconti scritti e molte testimonianze orali, e sono in grado di affermare che ognuno di questi “fenomeni” è riproducibile con le tecniche utilizzate da noi illusionisti. Se Rol fu davvero dotato di poteri paranormali, è strano che non abbia mai esibito almeno una performance non replicabile con il normale repertorio dei trucchi da palcoscenico».
Su Rol esiste una intera biblioteca di libri agiografici. Se ne distacca, per il taglio cronistico, soltanto quello di Remo Lugli. Con Rol, Realtà O Leggenda? (Ed. Avverbi, 204 pagine, 14 euro) Mariano Tomatis segna quindi una svolta. La differenza sta proprio nel fatto che a scrivere è un professionista della magia-spettacolo. Cioè una di quelle persone che Rol evitava accuratamente di incontrare.
Ormai una verità sperimentale nel senso galileiano non potrà più essere stabilita: Rol si è spento nove anni fa, e quando era in vita rifiutò sempre di esibirsi sotto un controllo scientifico, che avrebbe implicato anche, la presenza di un illusionista. Due rifiuti sono particolarmente pesanti: disse di no a Piero Angela, che all’epoca stava lavorando per la Rai a una grande inchiesta sul aranormale, e disse di no a Carlo Arturo Jemolo, che lo invitava a un decisivo confronto con parole di profondo rispetto proprio dalle pagine de La Stampa. Altri rifiuti, meno noti, incassarono lo psichiatra Carlo Granone (che poi smascherò i finti interventi chirurgici dei guaritori filippini) e i parapsicologi Massimo Inardi e Piero Cassoli.
L’unico controllo un po’ scientifico, lo attuò in certo senso Tullio Regge, illustre fisico teorico, capitato occasionalmente nel salotto del “sensitivo”. «Rol – racconta – fece alcuni dei suoi esperimenti con le carte. In alcuni casi fu evidente che ricorreva alle classiche tecniche della forzatura e della misdirection. Quando glielo feci osservare, rimase visibilmente turbato e la serata scivòlò verso altri argomenti».
La forzatura consiste nel pilotare una scelta dell’interlocutore dandogli però l’impressione che essa venga esercitata in piena libertà. Si può, per esempio, offrire un paio di mazzi di carte chiedendo di indicarne uno. Se è quello utile per il trucco, bene; in caso contrario si dice: «D’accordo, dunque scartiamo questo»; e si opera ugualmente con l’altro. Ovviamente i sistemi di forzatura, sono centinaia, e non sempre così banali.
La misdirection consiste nell’attrarre l’attenzione su un particolare vistoso ma in realtà secondario, mentre si realizza nascostamente la parte cruciale del trucco. A volte le due tecniche si mescolano: quando materializzava scritte su fogli di carta bianca, Rol spesso distribuiva altri fogli ai suoi ospiti e li invitava a farli vibrare all’altezza del volto. Otteneva così di distrarli e di produrre un rumore sufficiente a coprire fruscii sospetti. Con altra tecnica classica, Rol non anticipava mai l’effetto che avrebbe ottenuto ma se ne mostrava egli stesso sorpreso. Ovviamente, in caso di fallimento, gli spettatori non se ne sarebbero accorti perché non sapevano che cosa aspettarsi.
Tomatis passa in rivista l’intero campionario delle esibizioni di Rol – preveggenza, materializzazioni, book test, psicocinesi, bilocazione, poteri diagnostici – e ne mette in evidenza, proprio nelle parole dei suoi testimoni più fedeli, quei particolari che non dicono nulla ai profani ma sono evidenti segnali di trucco per chi è del mestiere. L’accuratezza filologica è irreprensibile: il metodo per far apparire scritte misteriose, per esempio, è quello descritto dalla rivista Magic del giugno 1908. Spesso, poi, si scopre che le testimonianze sono lacunose e contraddittorie: essendo racconti di racconti di racconti, finiscono con il trasformarsi in leggende metropolitane.
Ai lettori la scelta, questa volta senza forzature: Rol fu dotato di poteri soprannaturali o fu soltanto un abile illusionista?
Fonte Piero Bianucci, “Il prestigiatore Rol”, La Stampa, 3 giugno 2003.