Gustavo Rol
/ Piero Angela
A proposito di Rol
Gustavo Adolfo Rol è certamente quello che si dice una “personalità” (e anche un personaggio di stile). Vive in un aristocratico appartamento della vecchia Torino, attorniato da raffinati mobili e quadri d’epoca, e accoglie, per le sue serate paranormali, solo un pubblico selezionatissimo (Federico Fellini, mi dicono, è uno dei suoi devoti frequentatori). Racconti straordinari vengono fatti sul suo conto; si dice che riesca a leggere nei libri senza aprirli, a provocare “apporti” misteriosi, a scrivere a distanza e che addirittura abbia il dono di sdoppiarsi (“Mentre è a Torino lo fotografano a New York” afferma il titolo di un articolo a lui dedicato).
Con molta cortesia il dott. Rol mi ha ricevuto due volte. Egli sa che il mio atteggiamento era quello di un osservatore e non di un credente e quindi con molta franchezza dirò quello che penso. Nel corso di queste due sedute ho accuratamente osservato gli esperimenti da lui eseguiti, ne ho preso nota scritta in seguito, e mi sono posto la consueta domanda: si tratta di fenomeni genuini? Un primo gruppo di “esperimenti” consisteva in giochi di carte (carte, per esempio, che apparivano in vari punti del mazzo dove non dovevano essere; carte che, indicate a caso, risultavano uguali a quelle scelte in precedenza, ecc.). Un repertorio certamente sorprendente. E non c’è dubbio che in una atmosfera particolare (dovuta anche alla personalità del dott. Rol) tali fenomeni possano apparire paranormali a uno spettatore emotivo. Ma un osservatore imparziale non deve lasciarsi, naturalmente, influenzare dall’atmosfera, e soprattutto deve cercare di verificare se questi fenomeni si situano davvero al di fuori delle cose possibili. Per questa ragione, assieme all’amico Gigi Marsico che partecipava con me a queste sedute, ci recammo a far visita a un vecchio prestigiatore di Roma, il “mago” Arsenio (che ha al suo attivo un curioso record professionale: per due anni fu stipendiato da Re Faruk, che voleva imparare da lui come riuscire a barare a poker...) e gli spiegammo esattamente le cose che avevamo visto. Man mano che la spiegazione avanzava egli annuiva, come qualcuno che ascoltasse cose a lui ben note. Ad ogni descrizione diceva: «Sì, questo lo faccio anch’io». E ci rifece praticamente gli stessi “esperimenti”...
(Tra l’altro il mago Arsenio fece anche una “fotografia del pensiero” a mia moglie; le fece scegliere una carta coperta, le chiese di pensarla intensamente e scattò una fotografia con la Polaroid, in cui si vede, in sovrapposizione il viso, il 5 di picche, che era appunto la carta da lei “scelta”!) In particolare io ero rimasto colpito, durante la seduta da Rol, dal fatto che una carta da me scelta a caso tra 18 che erano disposte (coperte) sul tavolo, era uguale a una carta scelta da Gigi Marsico poco prima e tenuta in evidenza (anch’essa coperta) su un lato del tavolo: io avrei potuto scegliere qualsiasi altra carta, tra le 18 disponibili, quindi il fatto che avessi scelto proprio quella sembrava indubbiamente costituire un fatto inspiegabile. Ebbene, questo stesso tipo di esperimento mi è stato rifatto non solo dal “mago” Arsenio, ma anche da un giovane prestigiatore americano, Lee Fried. Anche James Randi, quando gli spiegai questi esperimenti, si rivolse sorridendo al suo assistente, dicendo: «Ma è il repertorio classico!»
Nel secondo incontro con Rol avvennero invece cose diverse: la “lettura” di un libro chiuso e la “materializzazione” di un acquerello. Cioè due classici esperimenti di Rol, che sono stati spesso citati da testimoni che hanno partecipato alle sue sedute. Penso che sia doveroso riferire quello che ho visto, anche se per sommi capi. Prima di passare nella sala degli esperimenti ci fu una lunga conversazione in salotto (come sempre avviene) sugli argomenti più diversi. Il discorso cadde su Pitigrilli, e Rol andò a prendere tre suoi libri in edizione francese, e ci lesse le lunghe e ammirate dediche che Pitigrilli gli aveva scritto. Poi si parlò d’altro. A un certo punto la conversazione portò su Tito, e a metà di una frase Rol si fermò come folgorato dicendo con voce ispirata «Tito n’hésita pas»: di fronte al nostro sguardo interrogativo, aggiunse «Tito n’hésita pas... pag. 153. Cercate». Due dei presenti cercarono sui libri di Pitigrilli che erano ancora sul tavolo, e a pag. 153 si trovava effettivamente la frase “Tito n’hésita pas”. Si trattava di una lettura per chiaroveggenza? Di un flash di percezione extrasensoriale? O di qualcos’altro di più... semplice? Per la verità non è molto difficile, quando si sfoglia un libro (mostrando le dediche) dare un’occhiata a una pagina qualunque e ricordarsi una frase e il numero della pagina, citandola poi mezz’ora dopo, come se “apparisse” nella mente in quel momento. Mi alzai per verificare se questa frase figurava sulla prima riga della pag. 153: effettivamente era sulla prima riga (cioè quella che si “capta” più facilmente sfogliando un libro). Rifeci io stesso questo esperimento in famiglia, con successo. Va detto, a proposito di lettura di libri chiusi, che esistono performances molto più impressionanti (e so che a volte Rol compie cose più complesse). Personalmente conosco tre o quattro altri modi per leggere nei libri chiusi (persino quando si è in casa d’altri e viene sorteggiato un libro a caso e una pagina a caso: c’è un sistema per indovinare una parola o una frase prima ancora che qualcuno vada a prendere il libro nello scaffale... Esistono, per quanto ne so, decine di modi per in un libro chiuso. L’esperimento del libro, quindi, non mi impressionò. Anzi, devo dire che confermò quanto pensavo.
Si passò in seguito nella sala delle sedute, e dopo alcune “dimostrazioni” con le carte venne l’esperimento della “materializzazione”. Rol ci disse, vedendo il nostro malcelato scetticismo: «Attenzione! Sarò tremendo! Vedrete una cosa che non dimenticherete: una cosa che potrebbe far perdere la ragione…» Ne fummo lieti, perché ciò significava che avremmo assistito a un esperimento vertice, cioè a qualcosa in cui Rol avrebbe mostrato tutte le sue facoltà e i suoi poteri. La difficoltà era che, non sapendo che cosa avrebbe dovuto accadere, non sapevo dove guardare e cosa guardare (e bisogna pur dire che questa di non descrivere prima l’esperimento è una tecnica tipica dei prestigiatori). Rol estrasse da un cassetto di una preziosa commode una cartellina contenente dei fogli bianchi, del genere di quelli che si usano per la macchina da scrivere, e ne distribuì due a testa (ne prese lui pure due). Ci chiese di piegarli in 8 e di infilarli uno dentro l’altro: poi chiese a me di mescolare i fogli così piegati e di disporli uno sopra l’altro. Poiché mentre piegavo i miei fogli avevo avuto l’impressione che “qualcosa” succedesse dalla parte di Rol (una possibile sostituzione di fogli? Non gli sarebbe stato difficile, mentre tutti eravamo impegnati nell’operazione di piegatura, sostituire il suo foglio interno con un altro che conteneva già scritte o disegni, tanto più che la cartellina era rimasta sulle sue ginocchia) decisi di tener d’occhio il foglio piegato da Rol. E nel disporli uno sopra l’altro misi in cima alla pila quello che con ogni probabilità era il suo (avevo avuto questa idea con una frazione di secondo di ritardo, ed ero rimasto incerto tra due: presi quello che aveva di gran lunga la maggiore probabilità di essere il suo). Fu poi effettivamente quello il foglio scelto per l’esperimento. La pila dei fogli fu messa nel centro del tavolo e tenuta in pressione dal bordo di un vassoio. Nessuna manipolazione av-venne in seguito. Del resto, non ce n’era bisogno perché se effettivamente le cose erano andate come io pensavo, il gioco era già fatto... Cioè l’acquerello preparato in precedenza, si trovava già ripiegato all’interno del foglio. Rol mi chiese che genere di pittura mi piaceva: risposi che ero un amatore dell’arte delle icone russe. Chiese al mio amico Marsico quale pittura preferisse: rispose che apprezzava certi pittori moderni, che lavoravano con nuovi materiali, come sacchi, sabbia, lo interruppe Rol: Tralascio qui tutti i dettagli (la scelta dei colori, la scelta dello “spirito intelligente”, che fu quello della signora D.V.S. ecc.). Dopo esser stato più volte sul punto di rinunciare (il nostro scetticismo sembrava aleggiare sulla seduta), finalmente Rol con uno sforzo di concentrazione annunciò che l’acquarello si era materializzato sul foglio scelto. Fui pregato di prendere il primo della pila e porlo per qualche istante in una vaschetta d’acqua appositamente preparata (forse perché un acquarello asciutto può apparire sospetto e quindi occorre bagnarlo?): aprendolo, in uno dei settori del foglio interno ripiegato c’era uno schizzo con tre colori: giallo, blu, nero. Rol assicurò che si trattava di un paesaggio marino, malgrado uno dei presenti sollevasse qualche perplessità sull’interpretazione. Il “paesaggio marino realizzato dallo spirito intelligente della signora D.V.S.” venne ritagliato, e mi venne offerto gentilmente da Rol in ricordo della serata.
Naturalmente, come sempre, si può obiettare che la possibilità che un certo esperimento possa essere fatto o replicato con un trucco non significa necessariamente che l’esperimento originale sia truccato. Giusto. Ma allora è necessario che ci sia un controllo. Altrimenti si tratta di cose che non hanno alcun valore. Questi esperimenti avvenivano sotto controllo? No. Come dicevo prima, noi non sapevamo neppure cosa dovesse accadere, e quindi non sapevamo dove guardare e quando guardare. Del resto solo un prestigiatore professionista può rendersi veramente conto di cosa sta accadendo e predisporre i controlli necessari. È mai avvenuto questo? Rol non si è mai lasciato controllare. Recentemente il prof. A.C. Jemolo, proprio in seguito alle polemiche suscitate dal mio libro Viaggio nel mondo del paranormale, chiese pubblicamente a Rol di permettere dei controlli, con un articolo pubblicato in prima pagina su La Stampa di Torino (13 agosto 1978): “Appello al dottor Rol. Convinciamo gli scettici”. Il tono di questo appello era quasi patetico: “Se osassi fare una preghiera al dott. Rol”, la preghiera sarebbe quella di consentire l’uso di ’nastri cinematografici’ in modo da convincere gli scettici, che secondo il prof. Jemolo “sono i più infelici” (sic). La risposta di Rol, impareggiabile, venne sullo stesso giornale il 3 settembre con un titolo che è una perla da collezione: “La Scienza non può ancora analizzare lo Spirito”. E così caro professore, niente “nastri cinematografici”, e soprattutto... niente prestigiatori! Capito? Il nostro bravo Silvan ha cercato invano di farsi ricevere da Rol. Ha persino rifatto in televisione alcuni suoi “esperimenti” (come per esempio una firma tracciata in aria che appare misteriosamente su una carta in un mazzo sigillato). Lo ha anche pubblicamente sfidato, mostrando in una trasmissione televisiva (TG l’una) una straordinaria “lettura di un libro chiuso”, ancora più inspiegabile di quelle che fa Rol: questo “esperimento” è stato interamente filmato, e il giornalista Stinchelli ancora oggi si chiede come sia possibile un trucco (e ciò conferma che non basta la cinepresa per capirlo).
Allora, perché Rol non vuole permettere che Silvan, o un altro esperto, assista a una sua seduta? Non è certo lo scetticismo che può influire sui fenomeni (infatti Marsico e io eravamo scettici, eppure i fenomeni si sono verificati a getto continuo). Perché allora non lo permette? Da decenni Rol si produce nei salotti torinesi, davanti (come lui stesso afferma) a “scienziati, medici, letterati, artisti, religiosi, atei, filosofi, militari, uomini politici, capi di stato e di governo, gente di ogni classe sociale” ecc.: cioè tutte persone... incompetenti in trucchi! Perché invece non vuole mai fare i suoi “esperimenti” sotto l’occhio di un esperto? Neanche una volta? Non serve rispondere che Rol non fa queste cose per lucro: il problema è di sapere se ciò che produce è autentico oppure no. Ma perché dovrebbe fare trucchi, affermano i suoi sostenitori, se non guadagna una lira? Si potrebbe facilmente rispondere che il prestigio (e il potere) che si ottiene convincendo gli altri di avere certe facoltà è forse ancora maggiore di quello che si può avere col denaro. Come mostra l’ossequio di uomini come Jemolo. Rol fa parte di un’antica e garbata tradizione torinese, che dispiace perdere. Avevo persino pensato di stendere un velo di cortese silenzio sulla vicenda. Ma sarebbe stato onesto? Non credo. Il “caso Rol” viene esaltato come una prova vivente del paranormale e allora bisogna pur porre certi interrogativi.
Fonte Piero Angela, Viaggio del mondo del paranormale, Garzanti, 1978.