Donne a metà
/ Loredana Lipperini
Maghi del cinema o illusionisti: la signora finisce comunque in pezzi
C’è chi ha pensato di indagare sulla disparità di genere partendo dall’illusionismo, e non poteva essere che uno studioso della materia come Mariano Tomatis: sul suo sito si trovano un lungo post e un documentario con lo stesso titolo, “Donne a metà”. Letteralmente.
Perché Tomatis dimostra come la terribile affermazione di Edgar Allan Poe, «la morte di una bella donna è senza dubbio l’argomento più poetico del mondo», sia stata fatta propria anche dai maghi del cinema e del teatro: dal momento in cui Georges Méliès trasforma una donna in scheletro, a quando (è il 1921) Percy Selbit presenta per la prima volta il numero della fanciulla segata in due, che ispira centinaia di trucide varianti.
Ma perché nessuno confonda i ruoli, sui cataloghi per i prestigiatori la vittima designata è sempre e chiaramente una donna. È una donna quella che sparisce. È la donna a essere fucilata, a essere impalata, trafitta dalle spade. Non solo: l’amabile Selbit arriverà a offrire 20 sterline alla leader del movimento per il voto femminile, Sylvia Pankhurst, perché si faccia tagliare in due: «per Selbit e il suo pubblico, segare in due una donna è un messaggio politico. Infierire su di lei significa tenere a bada una figura che pretenderebbe gli stessi diritti di un uomo.»
Da leggere, da guardare, da diffondere, incluso il commento di Tomatis: «Cos’è cambiato, a un secolo di distanza? Pressoché nulla. Oggi le donne continuano a essere trafitte, impalate, seppellite coi i topi e schiacciate tra gli applausi. Come se il tempo non fosse trascorso.»
Fonte Loredana Lipperini, Internet Club in Repubblica, 9.6.2013, p. 45.