Da sempre chi pratica il mentalismo si dice estraneo a illusionisti e ciarlatani: non fa eccezione il giovane astrologo ritratto a Venezia dal “Maggiotto”, al secolo Francesco Fedeli (1738-1805):

Non son già un ignorante ciarlatano ma i secreti so appien d’Astrologia.

Il libro in basso a destra suggerisce il contrario: le sue pagine hanno larghezze diverse e presentano grandi illustrazioni; è un livre à souffler, un ingegnoso gioco di prestigio le cui immagini si trasformano quando il pubblico soffia sulle sue pagine. Sul ginocchio ha un bastone dalla strana impugnatura: non è una canna da passeggio ma un cannocchiale – lo strumento con cui l’astrologo studia le stelle. Maestro nell’arte retorica della “doppia realtà” – il dire una cosa per intenderne due – il giovane rivolge alla donna parole allusive e provocanti (soprattutto se si tiene conto della posizione del bastone tra le gambe):

Prendete, o bella, orsù la canna in mano, ch’io sentir vi farò la virtù mia.

L’incisione su rame è di Antonio Sunthac (1744-1828).

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