Incantamenta Romana è un invito a scoprire la città di Roma attraverso un dedalo di incantagioni e suggestioni mentalistiche, nell’ottica di una deriva sulle tracce di storie dimenticate e sconcertanti: la raccolta degli appunti di viaggio dell’illusionista e scrittore Mariano Tomatis, stilati nell’ambito del Progetto Mesmer.

Protagonista di questa prima puntata è Tony Binarelli, che aprì uno degli anni più drammatici della storia moderna d’Italia – il 1978 – portando nel cuore della capitale una performance di mentalismo osteggiata dalle forze dell’ordine.

Tra le cose che Giulio Andreotti deve farsi perdonare c’è anche l’abolizione dell’Epifania: sopprimendo la festività, il Divo aveva mandato in pensione la befana con la legge 54 del 5 maggio 1977. L’ultima edizione celebrata a Roma aveva visto il mago Tony Binarelli esibirsi per i tranvieri a Tor Sapienza: bendato dall’attrice Stella Carnacina, il mentalista romano aveva indovinato alcune carte grazie alla percezione extrasensoriale.

Tony Binarelli e Stella Carnacina a “Un pizzico di bontà”, 6 gennaio 1977.

Di lì a un mese sarebbe uscito Quinta dimensione (1977), il libro in cui l’illusionista raccontava di possedere poteri paranormali e di servirsene in alcune occasioni per condurre esperimenti parapsicologici come quello proposto all’Atac.

Orfana della befana (Craxi ne avrebbe ripristinato la festa solo nel 1986), l’Epifania romana era in cerca di un nuovo protagonista – e Tony Binarelli aveva colto al volo l’opportunità, annunciando il 30 dicembre 1977 uno stunt pubblicitario nel centro di Roma: un esperimento di guida bendata attraverso le vie della città. Indossando una benda sugli occhi, il mago avrebbe guidato un’automobile per circa tre chilometri, da piazza della Repubblica a piazza Cairoli attraverso via Nazionale, via del Plebiscito e largo Argentina. Binarelli aveva spiegato di non volere fare solo sfoggio dei propri poteri, ma anche “sensibilizzare l’opinione pubblica ai problemi dell’Unicef”.

Stampa Sera, 30.12.1977.

Peccato che, come titolerà La Stampa il 7 gennaio 1978, “La Questura non crede nella magie”: il giorno della vigilia la polizia locale aveva bloccato l’iniziativa, spiegando che il Codice della Strada vieta la guida a chi ha meno di tre diottrie – figuriamoci se la vista è completamente impedita. “L’unica scappatoia per aggirare il veto” aveva spiegato un ufficiale dei vigili “è che Binarelli riveli al Questore il trucco dell’esperimento”.

La Stampa, 6.1.1978.

Negando che ci fosse un trucco, in un primo tempo il mentalista aveva deciso di spostarsi in uno spazio privato, sulle strade sterrate del Safari Park di Fiumicino, dove sarebbe stato libero di scorrazzare su una berlina. La soluzione fu poi scartata e fu confermato il tragitto annunciato – che Binarelli avrebbe percorso in parte su un autobus e in parte a piedi.

In rosso, il tragitto compiuto in autobus; in verde, il percorso della passeggiata bendata.

Alle 10 del mattino circa duecento persone si erano radunate in piazza della Repubblica, trovando i vigili pronti ad arrestare il mago se avesse tentato l’impresa in auto. Binarelli aveva invitato i presenti a raggiungerlo in piazza Venezia, nel punto in cui sarebbe partita la passeggiata. Un autobus noleggiato dall’Unicef lo aveva accompagnato davanti all’Altare della Patria e qui il mentalista era stato bendato.

Per richiamare maggiormente l’attenzione, la camminata non si era svolta sui marciapiedi ma al centro della carreggiata: il mago e una folla crescente avevano occupato la strada, paralizzando il traffico. Per evitare che l’insistente suono dei clacson disturbasse la concentrazione del mentalista, alcuni spettatori avevano improvvisato un servizio d’ordine per tenere a bada gli automobilisti. Attraverso via del Plebiscito, Binarelli era transitato sotto le finestre della sede della Dc, raggiungendo Largo di Torre Argentina. Qui aveva avuto un mancamento, poi si era ripreso, aveva superato il Teatro Argentina e raggiunto in breve piazza Cairoli. A pochi passi, in via dei Giubbonari, lo attendeva lo stand dell’Unicef.

Libero dalla benda, il mago si era concesso ai giornalisti dopo aver trangugiato due dita di liquore:

Ho seguito una specie di buco nero al centro dei miei occhi. Nel buco vedevo colori e impressioni che decifravo in ostacoli e vie libere. Spero che al più presto le autorità mi consentano di tentare anche con la vettura.

Secondo il Corriere della Sera (7 gennaio 1978), qualcuno avrebbe commentato ad alta voce:

A mago, ridacci la befana che è meglio.

Post scriptum

A chi me lo chiede: no, io non l’avrei fatto. Trovo inconcepibile transitare bendato davanti alla Madonnella di Palazzo Doria Pamphilj.

Madonnella di Palazzo Doria Pamphilj in via del Plebiscito, Roma.

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