Si prende nuovamente dalla borsa la pietra dicendo: «Eccola ancora qui, ora la farò prendere a qualcuno.» Si porge la mano e aprendola si dice sottovoce: «Eccola.» Orbene quando qualcuno farà il gesto di prenderla si ritira la mano verso il bordo del tavolo eseguendo la stessa mossa di prima dicendo così: «Assicuratemi però che sarete lesti a prenderla», per cui costui risponderà: «Va bene, lo farò.» Allora si avvicina nuovamente la mano chiusa a quella dello spettatore e mentre costui farà per prenderla gli si afferra rapidamente la mano dicendo: «Vade Couragious, Celeriter Vade.» Al contempo si mette via la pietra tenuta con l’altra mano e la si tiene da parte. Quindi aprendo la mano gli si dirà a bassa voce: «Se siete così lenti anche a prendere la donzella che avete accanto, quand’anche già l’avete tra le braccia, allora le vostre qualità non valgono che un fico secco.» (1) 

Note di Mariano Tomatis

Già nel Seicento gli illusionisti valorizzavano il valore metaforico dei giochi di prestigio. L’incapacità di afferrare una pietra da parte di uno spettatore diventa una prova delle sue scarse capacità amatorie.

Come ricordavo in “Contronarrazioni magiche”, Jerry Seinfeld sostiene che:

Tutta la magia si può riassumere in: «Ecco una moneta, ora è sparita. Sei uno sfigato. Eccola riapparsa. Sei un idiota. Lo show è finito.»

Questa pagina tratta da L’anatomia della prestigiazione dimostra che l’atteggiamento è radicato da tempo nell’ambito illusionistico.


Note

1. Traduzione di Mauro Ballesio.

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