Con agilità e destrezza di mano si può far sembrare che un pezzo di pelle di lepre si agita e si muova come una creatura viva, e alla fine farla sparire, così che si pensi che sia un qualche famiglio addomesticato.
Questo paragrafo è brevissimo perché appare in una nota a margine. La versione moderna di questo effetto di magia comica sfrutta un pupazzo con le fattezza di un procione, realizzato in pelo vero o sintetico, che grazie ad una grossa molla d’acciaio nascosta all’interno può esser fatto muovere come un animale vero, proprio come facevano i giocolieri quattrocento anni fa.
Il famiglio è uno spirito in forma di animale domestico che si credeva al servizio delle streghe, e quindi di origine diabolica e magica. Tradizionalmente è un gatto nero, un rospo, un topo o un rapace. Qui ha le sembianze di un innocuo coniglio, animale domestico che diventerà nel tempo il candido assistente del moderno prestigiatore.
Pur sapendo che il prestigiatore operava trucchi di mano v’era la credenza che egli facesse uso di qualche forma di assistenza sovrannaturale, in particolare di un qualche animale “magico”.
Nel famoso quadro di Hyeronimus Bosch Der Zauberer (1475), che ritrae un artista che esegue il gioco dei bussolotti davanti a uno sparuto pubblico di strada, dalla sacca appesa alla cinta fa capolino la testa di una civetta: l’immagine ben illustra la credenza secondo cui un famiglio assisteva il mago-giocoliere, operando da quel luogo misterioso che era la sua borsa, il cui contento sconosciuto poteva solo essere immaginato dai profani, e quindi si circondava di un alone magico e sovrannaturale.
Sotto il regno di Giacomo I le leggi contro la stregoneria s’erano inasprite rispetto alla formulazione di Elisabetta I, e punivano con il carcere e la berlina la semplice invocazione e il coinvolgimento diretto degli spiriti, anche se non a scopo di uccidere o recare danno a persone o cose. Questo includeva ovviamente l’uso di famigli. Questo rimarca quanto fosse pericoloso dilettarsi in pubblico con questi numeri, per colpa dei quali si poteva facilmente essere accusati di stregoneria.
Francesco Scimemi sfrutta correntemente questo trucco in uno dei suoi numeri più noti:
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