Il 12 ottobre 1857, mentre si trovava a Fagagna (UD), Ippolito Nievo (1831-1861) venne a sapere che era arrivato in città il magnetista Antonio Zanardelli con la figlia sonnambula Elisa. Nonostante non volesse “dar fede a’ suoi prodigi”, il poeta
fu condotto una sera nella sala municipale in castello, dove si facevano gli esperimenti. C’era una sessantina di persone, tra le quali un dotto prete, monsignor Iacopo Nardi, ospite allora de’ conti Asquini, il quale, arcigno e diffidente, si mise a interrogare la sonnambula in non so che lingua orientale, poiché quella si vantava di intendere tutte le lingue mentre la teneva il sonno magnetico. Il Nardi trionfò, perché la Zanardelli non gli seppe rispondere. (1)
Elisa riuscì, invece, a indovinare quello che Nievo teneva in tasca – presentando quello che oggi viene chiamato book test:
Non trionfò il Nievo, il principale incredulo da convertire, perché la Zanardelli indovinò giusto un verso e un canto da lui nascostamente segnato nel frusto Dantino che giaceva, ignoto a tutti, nel fondo di una sua tasca. (2)
Due giorni dopo Nievo raccontò così l’episodio alla madre:
Colloredo, 14 ottobre 1857
Lunedì scorso ebbimo a Fagagna una seduta magnetica della Zanardelli; ove io era l’incredulo da convertire, lì troverai la Locatelli, i Luzzato i Luzzatini, i Luzzatani, gli Asquini, i Perrusini, Cicconi, Giuseppini, Astori, i Pecile (miei ospiti) e un’altra cinquantina di persone. La sonnambula indovinò un Dante ch’io aveva in tasca gelosamente nascosto a tutti, il volume, il canto segnato e che so io. Fui persuasissimo, e buona notte. (3)
3. Luigi Ciceri (ed.), Pisana. Studi Nieviani, Il Tesaur, Udine 1949, p. 141.
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