Gli illusionisti cominciarono come maghi, poi sfruttarono le scoperte della fisica che il pubblico ancora non conosceva, e ora strizzano l’occhio alla parapsicologia – Ma come può un prestigiatore trasmettere al pubblico in teatro o ai telespettatori a casa certi poteri... se egli stesso non li possiede?
Mentre il «matrimonio di interesse» tra ufologia e parapsicologia fila apparentemente liscio, e nell’interesse della ricerca sta dando figli... quasi fantascientifici (idee d’avanguardia con prospettive concrete), stiamo assistendo al flirt tra illusionismo e parapsicologia.
Per ora i risultati di questa «avventura» sono: tanto esibizionismo e molte discussioni, cosicché non sappiamo quali conseguenze trarne. È amor che cresce, come si dice dei litigi in termini costruttivi, o sono i primi sintomi di un bisticcio clamoroso?
Nell’antichità l’illusionismo era considerato tutt’altro che paranormale e certe prodezze vengono ritenute leggendarie o a scopo pubblicitario, tanto sono impossibili (ad esempio il cav. Giuseppe Pinetti, nella sua contemporanea uscita dalle 15 porte di Pietroburgo in Russia).
Poi i prestigiatori crebbero di considerazione, e furono chiamati a determinate consulenze: nessuno meglio degli addetti ai lavori può smascherare i trucchi, soprattutto nei riguardi dei medium (e di questi ultimi, soltanto l’inglese Douglas Home non è stato sorpreso a frodare). Infine siamo al salto del fosso: certi effetti degli illusionisti sono dovuti proprio a facolta parapsicologiche? Si comincia con Uri Geller, primo showman della prestidigitazione e ora superman dei sensitivi in America e si continua con Tony Binarelli, il trentaseienne romano che strizza l’occhio alla ricerca scientifica. Durante l’esperimento radiofonico di «Primo Nip» (la trasmissione condotta da Sandro Merli), gli orologi persero... il senso del tempo e si fermarono, mentre quelli rotti si rimettevano in moto. Ma non soltanto quelli in mano a Binarelli, anche quelli negli studi della Rai e a casa del pubblico!
Il prestigiatore Tony Binarelli (a destra) con Sandro Merli, conduttore della trasmissione radiofonica «Primo Nip»: in quell’occasione gli orologi persero il senso del tempo. Come può un illusionista trasmettere poteri «parapsicologici» se non li ha?
Dunque, ammettiamo di sapere come fa Binareili, perché le tecniche della prestidigitazione sono basate su due semplici elementi: l’incapacità del pubblico di prestare attenzione a più di un particolare per volta (la mano destra bene in evidenza mentre lavora quella sinistra) e l’impossibilità dell’occhio a seguire azioni più veloci di un decimo di secondo (è lo stesso effetto utilizzato dal cinema, e non potendo vedere i fotogrammi sembra di assistere al movimento). Ma quando il «trucco» riesce agli estranei, lontano, di cosa si tratta?
Uri Geller, primo showman della prestidigitazione e ora super-man dei sensitivi, è passato con successo dall’illusionismo alla parapsicologia.
E se gli illusionisti intendessero rinverdire i loro antichi poteri magici con effetti somiglianti alla moderna parapsicologia? Già lo fecero al tempo delle grandi scoperte della fisica, sfruttando ciò che il pubblico non sapeva...
Nel rispondere, Tony Binarelli calca un po’ la mano: «Sono convinto che la parapsicologia debba scendere in piazza e in televisione in modo eclatante, per tentare sia di uscire dell’impasse che ormai dura da anni, sia di abbattere lo schermo non proprio trasparente creatosi tra gli studiosi e l’opinione pubblica. Far vivere al pubblico una certa realtà, almeno visivamente, può servire a scatenare le sue forze latenti e a dargli il coraggio di raccontare le proprie esperienze, senza tema di venir trattati da visionari o peggio».
Fin qui, niente di nuovo: gli illusionisti hanno sempre cercato – a fini opportunisticamente pubblicitari – di circondarsi di mistero (è rimasta proverbiale la formula magica «Hocus pocus», al momento culminante, che non significa altro... che un po‘ di scena) e hanno sempre avuto il debole di seguire i nuovi indirizzi (allora la fisica creativa, oggi la parapsicologia spettacolare).
«Me sembra che siano gli studiosi ad avere paura – replica Binarelli, divertito – e che tendano a rinchiudersi in un loro piccolo mondo con l’unico scopo esistenziale di cercare il fenomeno di cui hanno sempre letto e scritto, senza mai averlo visto in pratica. Quando poi questo gli si presenta, come io cerco di fare... essi tentano di provare che è falso, quasi ne abbiano paura. Un po’ come la storia del bambino che crede a Babbo Natale e gli scrive le letterine... ma poi spia il padre per scoprirlo nell’atto in cui si maschera. Non rendendosi conto che quel che fa è autolesionismo, perché il genitore vedandosi smascherato non si diverte più a interpretare la parte, e l’anno successivo... addio regali!»
Insomma, come alla vecchia scuola italiana si deve il merito di aver cambiato «l’opra del demonio» in «una professione onorevole», a Binarelli e compagni va l’onore... di che cosa?
«Ammettiamo che uno solo dei miei esperimenti sia genuino, e, credimi, sempre più spesso mi succede di riuscire anche senza il trucco preparato. Inoltre, prendiamo il pubblico che assiste, cui in teatro ai piegano i cucchiaini e a casa si alterano gli orologi: non è più proficuo e importante – per il bene della parapsicologia – indagare su cos’è che fa scattare la molla che spinge a emularmi, e tentare di capire come metterla in moto a piacimento, in caso di necessità? Tanto più che piccole esperienze involontarie le abbiamo avute tutti: un bel sogno premonitore, una brutta sensazione tristemente avveratasi, il banale e comune “quant’è che non telefona.” un attimo prima dello squillo.»
Un ragionamento simile è più da parapsicologo che da illusionista. Ma un dubbio – telepatico? – ci ammonisce ad andare cauti. I prestigiatori hanno un’antica origine magica alla quale non vogliono rinunciare: o se intendessero modernamente rinverdirla con la parapsicologia?
Tratto da Luciano Gianfranceschi, “Il flirt con la parapsicologia”, Il Monello, luglio 1978.
Grazie a Livio Cepollina per la segnalazione.
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