Si definisce un wonder injector, ossia una persona capace di infondere meraviglia. Non è un prestigiatore, né tantomeno un sensitivo, Mariano Tomatis, ma un matematico prestato alla nobile e affascinante arte del mentalismo. Autore del libro “Te lo leggo nella mente”, Tomatis ci spiega come e perché, anche in un’epoca come la nostra, che certamente non aiuta a sognare, si possa ancora colorare la nostra vita con stupore, prodigi e un pizzico di magia.
Che cosa si intende con il termine mentalismo?
È una disciplina che cerca di ricreare in situazioni teatrali fenomeni apparentemente paranormali, ma, che, in realtà, celano metodologie di carattere matematico, fisico o psicologico. Si genera così in chi osserva la convinzione di aver assistito a qualcosa di magico, ma la verità è ben diversa...
Di che cosa ti occupi nello specifico?
Nella vita faccio il matematico e lavoro come consulente per un’azienda. Metà della mia giornata la trascorro immerso nei numeri e dunque in un mondo dominato da razionalità e logica stringente. L’altra metà, invece, la passo a scrivere, occupandomi di divulgazione scientifica, e ho a che fare con il mondo dell’irrazionale e dell’occulto. L’incontro tra queste due realtà apparentemente così diverse fa sì che si possa analizzare il mistero con la ragione. Per alcuni anni ho fatto anche il mentalista, poi, però, ho preferito dedicarmi alla stesura di testi e alla ricerca di strategie del tutto nuove ed esperienze da insegnare alle altre persone.
È possibile davvero leggere nella mente di un’altra persona?
Le reazioni fisiche o psicologiche sono fondamentali per la lettura del pensiero. Immaginiamo che io le chieda di pensare a una moneta di piccolo taglio, da cinque o dieci centesimi. Ipotizziamo che lei debba moltiplicare il valore della stessa per il numero diciassette e una volta ottenuto il risultato mi dica di essere pronto. Già dal tempo che lei impiegherà in quel calcolo potrò capire se ha scelto la moneta da dieci, che implica un calcolo mentale più rapido e agevole, o quella da cinque. Questo è l’esempio più semplice che si possa fare, ma i mentalisti applicano simili ragionamenti anche a questioni ben più complicate.
Quali?
Si può arrivare a indovinare il pin di un bancomat o la password di un computer. Lo scorso anno ho partecipato a una convention di informatici che sono rimasti davvero a bocca aperta quando uno studioso di mentalismo ha indovinato la password di un computer osservando semplicemente i movimenti degli occhi di chi era chiamato a digitarla mentalmente sulla tastiera. Io stesso ho elaborato un software che riesce a calcolare a distanza le cifre del numero di serie presenti su tutte le banconote. Chi si sottopone all’esperimento mi dice nove delle dieci cifre e anche se le elenca in ordine sparso io sono in grado di dire con certezza la decima che ha omesso.
Da dove nasce la sua passione per una disciplina così particolare?
Ho cominciato prestissimo ad appassionarmi all’illusionismo, ricevendo da bambino la classica scatola gioco del mago Silvan. La figura del prestigiatore classico ha poi perso un po’ di smalto nel corso degli anni, mentre il mentalismo ha saputo rinnovarsi e rimanere al passo coi tempi. È la forma più avanzata di illusionismo e non a caso quasi il novanta per cento del pubblico che assiste a uno spettacolo di questo tipo esce dalla sala convinto che chi ha realizzato quell’esperimento sia dotato di poteri paranormali. È un’arte che gioca pesantemente con le percezioni delle persone arrivando anche a plasmare delle credenze.
Alcuni, però, potrebbero approfittarsi della buona fede della gente.
Il lato oscuro del mentalismo emerge quando queste credenze vengono strumentalizzate per fare soldi e quegli stessi principi vengono applicati da chi legge le carte, la mano o finge di parlare con l’aldilà. Non è certo la stessa cosa assistere in un teatro o in una seduta spiritica al fenomeno di un tavolino che si solleva da terra sulla base di finti poteri di telecinesi. Quando queste tecniche vengono usate non in ambito di puro intrattenimento possono mettere la persona che ne cade vittima in situazioni di soggiogamento psicologico molto pericolose.
Usi mai qualche trucchetto anche nella vita di tutti i giorni?
Fingo di concentrarmi sulla borsa della mia fidanzata e le faccio apparire all’improvviso un bigliettino all’interno. In realtà, magari, quel foglietto l’avevo ben nascosto la sera prima quando eravamo a cena fuori e lei aveva lasciato qualche minuto la sua borsa incustodita per andare in bagno. Tutti possiamo diventare maghi per gli altri se solo vogliamo esserlo, consentendo loro di uscire, fosse solo per qualche minuto, dalle loro vite grigie e monotone.
Qual è la “magia” che sogni di realizzare in futuro?
Mi piacerebbe aprire una scuola tutta mia. Considerato il periodo che attraversa il Paese, realizzare qualcosa di questo tipo mi sembra davvero un’impresa magica. (1)
1. Intervista a cura di Luigi Minucci tratta dal settimanale “Vero” del 9 maggio 2013.
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