Quali sono i confini del mentalismo? Wikipedia lo relega a
una forma di illusionismo i cui praticanti danno l’illusione di potere leggere nella mente altrui. Nelle loro esibizioni i mentalisti danno l’impressione di poter esercitare telepatia, chiaroveggenza, divinazione, precognizione, psicocinesi…
Tra le pagine del mio ultimo libro propongo una definizione più vaga, in grado di accogliere forme di mentalismo ben più variegate e affascinanti:
Scopo del mentalismo è quello di creare esperienze fuori dall’ordinario, tali da offuscare il confine tra realtà e finzione e mettere in discussione gli schemi classici con cui si interpreta la realtà.
Ecco due esperienze mentalistiche che violano la classica definizione di Wikipedia, non evocando alcun fenomeno paranormale classico ma sfidando le percezioni in modo sottile e a tratti onirico. Entrambe sembrano ispirarsi al noto artista olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972).
La scala che sale (o scende) all’infinito – riportando ogni volta al punto di partenza – è una delle più celebri incisioni di Escher. Ripresa in molteplici occasioni da altri artisti (da Christopher Nolan nel film Inception fino alla sua versione in Lego di Andrew Lipson) la scala sembra uscire direttamente da un incubo.
L’architetto filippino Rafael Nelson Aboganda ha realizzato negli anni Sessanta una scala del genere presso il Rochester Institute of Technology, per poi scomparire misteriosamente. L’incredibile architettura è ritratta in un video che si apre con questa scritta in lingua indonesiana:
In caso di incendio, evitate di prendere queste scale.
A sinistra: Rafael Nelson Aboganda, prima della sua scomparsa. A destra: il progetto della scala.
Il motivo diventa subito chiaro. Impossibile sfuggire alla sua inquietante ciclicità:
L’intera esperienza è parte di un più vasto progetto (“The Stairwell Project: Building a Modern Myth”) coordinato da Michael Lacanilao e descritto qui nei dettagli. (1)
“Le mani che disegnano” è una notissima incisione di Escher che mette in scena uno “strano anello”: ognuna sembra disegnare l’altra ed entrambe sembrano appartenere a un livello superiore. Impossibile fissare una volta per tutte il confine tra realtà e rappresentazione, presentando entrambe confini sfumati e incarnando una circolarità paradossale.
La stessa esperienza, che in Escher è offerta nella sua essenza più minimale, è stata portata a un livello iperdimensionale da Willie Witte. Il suo video “Screengrab” è una sfida alla percezione di chi osserva: se in un primo momento credi di sapere dove ti trovi, presto perdi ogni riferimento e ti chiedi a quale livello appartenga ciò che stai osservando. Willie ha scritto:
Sto testando un procedimento di stampa sperimentale di fotogrammi tratti da video, che poi utilizzo per creare queste transizioni. Spero ti piaceranno.
Eccoli nella loro vertiginosa spettacolarità: (2)
1. Grazie a Marco Aimone per la segnalazione.
2. Grazie a Ferdinando Buscema per la segnalazione.
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